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Boves: addio allo scultore Michel Pellegrino

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Da tempo malato, con l’età che aveva cominciato a farsi sentire (non lo si vedeva più, da qualche tempo, alla festa dei «Santi Incoronati», od in giro con l’amico pittore Renzo Brunetto), è scomparso, domenica 15 novembre, il fontanellese Michele Pellegrino per tutti «Michel», scultore, certo uno dei maggiori artisti locali della fine del Novecento (e detto in cittadina dove tanta è l’espressività artistica risulta significativo).

Classe 1930, cominciò ad essere apprezzato per opere in legno (quello che chiamava «periodo della crescita»), poi in pietra («periodo della solidità di uomo») ed infine per composizioni di vari materiali (che lui, erroneamente, vedeva come «frutto del declino»), sempre ispirate ad una impeccabile e naturale «estetica», «senso del bello», mai nulla di trascurabile, tutto assolutamente espressivo.

Viveva, con i suoi (figlio unico, non sposato, lascia cugini ed amici), poi da solo (sin a che età e salute han concesso), vita spartana, in riva al Torrente Gesso, scolpendone le pietre, convinto che fossero solo «da smussare», che l’arte fosse «dentro di esse», sol da «far uscire». Ero lo stesso atteggiamento di Michelangelo Buonarroti verso il suo marmo (dell’artista rinascimentale toscano Michel aveva il vezzo di aver copiato anche la barba ad incorniciar solo il volto, i suoi occhi acuti e luminosi, fatta un po’ allargare negli ultimi anni). Era gentile e timido, ma capace di giudizi recisi, specie quando parlava di arte, e della sua arte. L’artista è sempre uguale all’uomo, e la coerenza di Michel era da incorniciare, parte di una filosofia sua, che si era creato, partendo da basi tradizionali locali, concreta.

Gli fece piacere essere apprezzato, vendere le sue prime opere, anche per mostrare alla madre che questa sua passione non era proprio «tempo sprecato», che non era proprio «fol», «stupido». Poi rinunciò, e mai ebbe rimpianti, al «grande balzo»… Una galleria di Milano gli aveva proposto un contratto, ma pretendeva certo numero di opere in dato periodo: «Per darne che fossero venute un po’ bene neppure avrei potuto regalarne una ad un amico cui fosse piaciuta… Non potevo fare questo…».

Le sue opere sono esposte in case private e nel cimitero. Una sua esposizione la ricordiamo a Mellana, a fine anni Ottanta. La speranza è che l’artista sia ricordato come merita, ora. Sul «tiletto» viene, giustamente, anche ricordato come «amico di tutti» («Dio ti ha chiamato e ci mancherai»). I funerali son stati fissati, provenienti dalla Casa di Riposo di Boves, al Santuario di Fontanelle, Regina Pacis, la mattina di mercoledì 18 (9,30). La «Settima» è fissata, nella stessa chiesa, per domenica 22 novembre alle 10,30, la «Trigesima» per domenica 13 dicembre alle 10.30.

ATos