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«Meno ricoveri con più medicina territoriale»

L’assessore regionale alla sanità Luigi Icardi ha spiegato la strategia per evitare il collasso

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Ridurre i ricoveri e cu­rare i malati di Covid il più possibile a domicilio. Questa è la strategia ribadita dall’assessore regionale alla sanità Luigi Icardi (foto a destra) nel corso dell’informativa illustrata nei giorni scorsi alla quarta Commissione della Regione, presieduta da Ales­sandro Stecco, sulla presa in ca­rico e le terapie domiciliari per i pazienti Covid.
«In particolare», ha proseguito il santostefanese Icardi, «ogni Asl deve attivare la centrale Usca di coordinamento a livello aziendale garantendo uniformità di criteri di gestione dell’attività con un coordinatore Usca e un dirigente medico per ciascun distretto, con compiti di coordinamento locale e il supporto di personale amministrativo. Il potenziamento delle Usca prevede la presenza di almeno due medici per turno, infermieri domiciliari dedicati e formati per i sintomatici, infermieri, Oss e un assistente sociale in sede. Compito del coordinatore Usca aziendale è assicurare i rapporti con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta tramite il direttore di distretto, con i quali si programmano le attività. Assicura, tra l’altro, la fornitura di dispositivi di protezione individuale, dispone di test rapidi e monitora, raccoglie ed elabora i dati e, tramite l’Asl, deve essere dotata di auto di servizio, farmaci, concentratori di ossigeno ad alto flusso, ove non disponibili le bombole, e strumenti per la diagnostica».
«Il protocollo per le cure domiciliari che abbiamo adottato non nasce oggi. Lo abbiamo spe­rimentato con esiti positivi nell’aprile scorso durante la prima fase della pandemia soprattutto nelle zone di Ovada e di Acqui Terme, contribuendo a una sensibile riduzione della mortalità da Covid in quelle aree. Da allora è stato rielaborato, armonizzato e condiviso con tutti i soggetti interessati per permetterne l’attuazione sull’intero territorio regionale», ha dichiarato l’assessore Icardi.
«Oltre a questo protocollo», ha osservato, «ne sono stati sottoscritti altri due condivisi con la rete di internisti e urgentisti per stabilire le regole di accesso ai reparti, per aiutare i pronto soccorso a individuare meglio chi deve essere ricoverato e chi, invece, mandato a casa per essere sottoposto alle cure domiciliari».
Nel corso del dibattito Icardi ha risposto a Domenico Rossi, intervenuto per il Pd con Mau­ro Salizzoni, evidenziando che «il Piemonte è la seconda regione a essersi dotata di un protocollo armonizzando una serie di provvedimenti già esistenti a partire da marzo. Si tratta di procedure che erano già state trasmesse ai medici ma che necessitavano di un compendio e di una ridistribuzione più netta dei compiti».
A proposito del numero di Usca, ha risposto alle perplessità di Marco Grimaldi (Luv), affermando che «al momento ci sono più di 500 figure professionali attivate e che il territorio piemontese, secondo quanto previsto dal Ministero, ne vede attive 90: una ogni 50 mila abitanti». Sulle prestazioni a domicilio da parte delle Usca, ha infine rassicurato Carlo Riva Vercellotti (Fi) del fatto che esiste l’Unità di crisi aziendale che ha il compito di verificare l’operato delle singole Usca.
All’inizio della seduta, alla presenza dell’assessore ai rapporti con il Consiglio regionale Maurizio Marrone, la Com­missione ha svolto alcune de­terminazioni in merito agli esiti dell’indagine conoscitiva sul sistema regionale di segnalazione e presa in carico dei casi di abuso e maltrattamento sui mi­nori, di allontanamento dai nuclei familiari di appartenenza e della collocazione in comunità o affido.
In particolare, Sara Zambaia (Lega) ha illustrato i punti sa­lienti della relazione di maggioranza mentre Monica Ca­nalis (Pd) ha espresso la necessità per il proprio partito di presentare una relazione di minoranza che tenga conto di alcuni aspetti emersi nel corso delle audizioni e dettagli meglio alcune particolari istanze.