Sarà anche lo «studente fuoricorso più attempato d’Italia», come dice scherzosamente lui, ma la laurea di Amilcare Merlo, presidente del Gruppo Merlo e amministratore delegato della Merlo industria metalmeccanica, da lui fondata nel 1964, è anche, senza dubbio, una delle più meritate. Dottore magistrale in ingegneria meccanica: un riconoscimento “honoris causa” che l’imprenditore ha ricevuto dal Politecnico di Torino martedì 24 novembre, proprio il giorno del suo ottantaseiesimo compleanno. Dopo la proposta del Dipartimento di ingegneria meccanica e aerospaziale dell’Ateneo e l’approvazione del Ministero dell’università e della ricerca, è stato deciso di conferire il titolo all’imprenditore cuneese nella sede del Politecnico di Mondovì. Con queste motivazioni: “Per le eccezionali capacità tecniche con cui ha guidato lo sviluppo di numerosi progetti innovativi nel campo della meccanica e per lo spirito imprenditoriale grazie al quale ha fondato e dirige una impresa di livello internazionale di sicuro impatto economico e sociale nel territorio in cui è radicata”.
Dopo il saluto del rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, hanno avuto luogo la “laudatio” tenuta da Aurelio Somà, docente di progettazione meccanica e costruzione di macchine e la lettura della motivazione da parte di Massimo Rossetto, direttore del
Dipartimento di ingegneria meccanica e aerospaziale. Negli interventi è stato sottolineato come «l’attività del cavalier Amilcare Merlo ha permesso al suo Gruppo industriale di crescere a livello internazionale e diventare leader tecnologico nel proprio settore, guidando anche, dal punto di vista tecnico, lo sviluppo di numerosi progetti innovativi nel campo della meccanica. Il Gruppo Merlo, grazie anche all’attività tecnica di Amilcare Merlo, ha ricevuto numerosi premi nazionali e internazionali per l’innovazione».
Nella sua “lectio magistralis”, che ha preceduto il conferimento della laurea magistrale “ad honorem”, Amilcare Merlo ha dimostrato di guardare sempre al futuro, rivolgendosi più volte ai giovani per dire loro: «Osate tutto quello che è possibile. Chi non osa non riceverà mai nulla». E ancora, a quanti volessero intraprendere la strada nel settore meccanico: «Non fermatevi, siate curiosi, ma mettete in conto che le difficoltà non mancheranno e sarà necessario fare dei sacrifici. Non ci si può fermare alla prima avversità, bisogna comunque impegnarsi e arrivare dall’altra parte».
A margine della cerimonia Amilcare Merlo ha avuto modo di commentare con la Rivista IDEA il prestigioso titolo accademico attribuitogli.
«Un’emozione grandissima», la definisce Amilcare Merlo. «È un riconoscimento che mi commuove. Per me personalmente significa davvero tanto, perché rappresenta il coronamento di tanti anni di lavoro, sancisce tutti gli sforzi fatti per arrivare fino qui. Ma non è una gratificazione che riguarda solo me, perché tocca migliaia di persone che hanno collaborato con noi in tutti questi anni. Per questo credo che sia un riconoscimento che deve coinvolgere tutta l’azienda, fungendo da stimolo per continuare ad andare avanti anche in un momento difficile come questo».
La storia di Amilcare Merlo e della Gruppo Merlo merita davvero di essere raccontata e celebrata. Dalla piccola officina per la lavorazione del ferro nel centro di Cuneo aperta nel 1911 da Giuseppe Amilcare Merlo, padre di Amilcare, al colosso che la Merlo è oggi, una multinazionale leader nella produzione di sollevatori a braccio telescopico, betoniere
auto-caricanti, trattori forestali, mezzi cingolati e piattaforme semoventi. In mezzo, tante tappe fondamentali: il coinvolgimento sempre più costante di Amilcare e di sua sorella
Natalina nell’attività del padre, l’azienda che cresce, l’incudine e la forgia che lasciano gradualmente spazio a macchinari più innovativi, il laboratorio di Cuneo che diventa troppo piccolo. Fino all’inaugurazione della società nel 1964 e alla costruzione di uno stabilimento a San Defendente di Cervasca, dove ha sede ancora oggi una realtà con circa 500 milioni di euro di fatturato, che conta oltre 1.400 dipendenti e ha sedi in tutto il mondo.
«Sì, devo dire che è davvero una storia bellissima», dice con la voce piena di orgoglio
Amilcare Merlo. «Nei giorni che hanno preceduto la proclamazione, ho ripreso in mano alcune fotografie che ripercorrono le tappe della nostra azienda: mi sono reso conto una volta di più che è stato un percorso incredibile, particolare. Una storia che ha coinvolto tante persone: ieri, oggi e spero anche domani. Per questo dico che è giusto che questo titolo che ho ricevuto venga condiviso con tutti i lavoratori dell’azienda e anche con il territorio cuneese, a cui la nostra realtà è molto legata».
Non è certo il primo riconoscimento prestigioso assegnato all’imprenditore cuneese, che nel 2002 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere del lavoro della Repubblica italiana per le sue capacità imprenditoriali e nel 2009 ha ricevuto la Legion d’honneur della Repubblica francese. Da qualche giorno, lo si deve chiamare anche “dottore”. Titolo particolarmente apprezzato anche perché conferito presso la sede distaccata di Mondovì del Politecnico di Torino: «Sono molto legato al territorio monregalese, per diversi motivi. Le origini della mia famiglia, dalla parte di mio padre, sono proprio di quelle zone. E poi la sede di Mondovì l’ho vista nascere, è un patrimonio che la provincia di Cuneo aveva perso: sono contento che sia rinato, perché è davvero importante per il nostro territorio. Molte persone che hanno lavorato e che continuano a lavorare con noi si sono laureate proprio in quella Università».
Da neo dottore, l’imprenditore non ha perso il suo innato senso dell’umorismo («Alla mia età, sarò l’ingegnere fuoricorso più attempato d’Italia, e ne sono molto orgoglioso!») e neanche la lungimiranza nel guardare al futuro: «Ci aspettano tempi duri. Quello che stiamo vivendo è un periodo orribile per tutti a causa della pandemia, ma anche i prossimi anni saranno molto complicati. Le soluzioni? Non ci si deve fermare, bisogna guardare avanti ed avere tanto coraggio nelle scelte, facendo gli investimenti che servono. Perché ci riprenderemo. Ci vorrà del tempo, ma ce la faremo».