«Mio nonno paterno Oreste, classe 1918, commerciava bestiame con il suo furgoncino e mi portava spesso con lui a negoziare. Era “sveglio” con i numeri, aveva una abilità non usuale per il suo grado di istruzione e riusciva sempre a fare affari. Aveva un taccuino che, ogni volta che tornavamo a casa, aggiornava con i chilometri percorsi, il costo della benzina, il costo della mucca, l’effettivo guadagno. Una sorta di conto economico. Sono cresciuto con la mentalità di diventare imprenditore ammirando la sua destrezza e la sua saggezza. Di lui mi resta un grande insegnamento: mai avvantaggiarti o approfittare delle persone più deboli, perché alla fine viviamo in un sistema in cui non tutto è misurabile in semplice guadagno». Dai viaggi con nonno Oreste, Gianluca Pettiti, classe 1978, ha fatto tantissima strada, vivendo una crescita personale e professionale esponenziale che ha portato in alto il nome della Granda e dell’Italia in più realtà e in mondi diversi. «Sono sempre stato fiero di essere italiano (con i figli a casa parla italiano, ndr), ho sempre sottolineato con orgoglio che siamo un popolo che porta elementi di grande valore». Tra i riconoscimenti principali, l’inserimento nella “Top 25 voices of precision medicine”, che contempla i personaggi in grado di influenzare in maniera più efficace il settore sanitario; è stato anche Ceo in “accompagnamento” al presidente americano Donald Trump durante la visita in Cina nel 2017; riconosciuto come “alumnus testimonial” del Politecnico di Torino, è stato membro del “Future council for health and healthcare” al World economic forum 2016-2018. Sposato con Michele, cantautrice di origini brasiliane, Gianluca oggi vive a Boston, negli Usa, e ha due figli: Lia Victoria di 6 anni e mezzo e Nathan di 4 e mezzo.
Articolo a cura di Roberto Formento