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Fenomeno Satispay: il mercato tedesco la nuova frontiera

Alberto Dalmasso racconta gli innovativi progetti dell’azienda fintech nata a Cuneo

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Partendo da Cuneo, Satispay ha rivoluzionato il settore del “mobile payment” in Italia e, a giudicare anche dagli ultimi sviluppi, non sembra avere intenzione di fermarsi.

«Stanchi della scomodità quotidiana di non poter pagare tante spese con carta di credito, specie quelle piccole, perché il negoziante non le accettava, e altrettanto stufi di perdere tempo dietro la gestione dei contanti, abbiamo capito che si poteva fare qualcosa per rendere i pagamenti, anche quelli piccolissimi, più fluidi», esordisce Alberto Dal­masso, ceo di Sa­ti­spay, raccontando la genesi di una delle start-up italiane di maggior successo nel settore “fintech”.

Quali sono stati i primi passi?
«Nel 2013 l’idea, nel 2014 una versione iniziale dell’app che ci ha permesso di raccogliere i primi finanziamenti da aggiungere alle risorse messe da noi soci fondatori; nel 2015 eravamo sul mercato. In questi primi anni, oltre ad aver raccolto nel tempo la fiducia di tanti investitori, si sono raggiunti traguardi davvero gratificanti: siamo diventati un team di 120 persone, tutte dedicate a portare servizi di valore nelle mani degli utenti; siamo stati i primi a portare un metodo di accettazione dei pagamenti alternativo a quelli tradizionali nel mondo della Gdo, con un primo importante accordo di integrazione con Esselunga nel 2017, a cui ne sono seguiti tantissimi altri. Abbiamo velocemente integrato nell’app servizi per effettuare le ricariche telefoniche, pagare i bollettini e le tas­se di ogni tipo,  effettuare donazioni e mettere da parte un po’ di risparmi. La cosa che ci rende orgogliosi è di aver concretamente migliorato la gestione dei pagamenti per un sacco di persone, risolvendo molti problemi anche per i negozianti, che abbiamo supportato anche in questi mesi difficili attivando per loro il servizio “Consegna&ritira”, e di­ven­tando un’abitudine pressoché quotidiana per una co­munità di persone che oggi include oltre 1,3 milioni di utenti in tutta Italia e 135 mila esercenti!».

A chi va dato merito di aver creduto da subito nel progetto?

«Io e Dario Brignone, entrambi di Cuneo, siamo partiti mettendo sul piatto risorse nostre. Tra le prime persone a cui raccontammo il progetto c’era Gian­domenico Genta, che ci aiutò dall’inizio nel darci delle scadenze di lavoro e capendo subito la portata di ciò che stavamo facendo: fu molto generoso nel mettere la sua faccia e credibilità a disposizione del progetto diventando presidente della società. Nel 2014, con il prototipo dell’app, decidemmo di raccontarlo a nostri conoscenti e amici, per lo più di Cuneo, e raccogliemmo circa 400 mila euro. Tra i primi a sostenerci Samuele Pinta, an­ch’egli di Cuneo, divenuto con noi “co- founder”. Il territorio cuneese, dove abbiamo sempre sperimentato molto, raggiungendo rapidamente una visibilità importante, fin dall’inizio ci ha riservato un’ottima accoglienza: oltre alla nostra prima banca azionista, la Banca Alpi Ma­rittime, tanti imprenditori, po­tendo misurare la crescita del servizio girando per la città, ci hanno sostenuto nel tempo e sono stati per noi importanti non solo per le risorse finanziarie messe a disposizione, ma anche per l’esperienza, il network” e la capacità di comprendere l’e­voluzione dell’impresa. Nella ricerca di capitali abbiamo avuto alti e bassi, ma questi grandi investitori privati, in gran parte cuneesi, ci sono sempre stati, hanno sempre creduto in noi, permettendoci di avere le spalle larghe di fronte agli investitori industriali e finanziari».

Verso quali mercati è proiettata la vostra azione?
«Proprio durante il primo “lockdown” abbiamo aperto al mercato tedesco e lussemburghese. Il Lussemburgo rappresenta per noi una porta verso i Paesi francofoni, Fran­cia in testa. La Germania ovviamente, oltre a essere il più grande mercato europeo, è anche quello dove crediamo che il nostro servizio possa esprimere rapidamente il suo valore aggiunto, perché caratterizzato da dinamiche molto simili a quelle italiane: ancora l’80% delle transazioni avviene in contante. Ma la no­stra attenzione continuerà a es­sere molto alta sull’Italia dove vogliamo crescere moltissimo».
Proprio in questa ottica è stato importante avere tra i nuovi azionisti grandi attori internazionali, come Tim Ventures. Cosa cambia ora?
«Per diventare lo strumento finanziario di riferimento in Europa nella gestione del denaro ci è sempre stato chiaro che sarebbero serviti molti capitali. Questa operazione era nei piani, così come puntare a soci che fossero anche industriali e con cui sviluppare sinergie. Tutto si è costruito e concluso nel migliore dei modi, anche se in un anno particolarmente complesso. Il “closing” è previsto per fine anno: entreranno soci del calibro di  Tim Ventu­res, Square, Tencent e Lgt Lightstone Ventures. Destine­remo i finanziamenti raccolti ma anche le competenze che tali nuovi attori potranno condividere, per una crescita sempre più rapida in Italia e all’estero».

Quali scenari immaginate per il prossimo futuro?

«C’è ancora molto da fare su quanto già messo a disposizione del mercato, ma nel futuro im­maginiamo un potenziamento sull’“e-commerce”, lavorando per consentire ai piccoli esercenti di entrare in questa dimensione mettendo a loro disposizione la nostra app come strumento a supporto di modelli di “e-commerce” di prossimità».

Resilienza, termine in voga di questi tempi, è un termine che descrive il percorso di Satispay?

«Sì, da sempre crediamo e agiamo nella convinzione che la capacità di adattamento sia vitale per qualsiasi “business” e questo ci ha permesso di pensare e sviluppare rapidamente nuovi servizi per aiutare sia grandi aziende che piccoli esercenti. Ci sono altri 3 capisaldi che rappresentano i valori su cui fonda la nostra azienda e la nostra missione: “do it smart”, che per noi significa avere ben chiaro come il nostro servizio in tutte le sue componenti debba rispondere a una logica di semplicità perché sia accessibile a tutti; “be responsible”, perché è fondamentale essere responsabili delle proprie scelte e idee in tutti i settori, ancor più se si mette a disposizione delle persone uno strumento di ge­stione del proprio denaro; “be­lieve”, perché se vogliamo davvero fare la differenza è fondamentale crederci fino in fondo».

Si sente spesso parlare di “cashback di Stato”. Quale il ruolo di Satispay a tal proposito?
«Siamo stati il sistema di pagamento alternativo a quelli tradizionali chiamato al tavolo di Governo, credo per la nostra storia e per aver condiviso fin dall’inizio con tutte le istituzioni l’importante esperienza maturata sulle dinamiche del “cashback”. Il Governo ha definito un piano che credo sarà molto efficace; da parte nostra abbiamo sempre cercato di mantenere alta l’attenzione sulla necessità di applicare dinamiche semplici e facilmente comprensibili. Credo che il risultato rifletta un attento ascolto in tale senso».