«Quella squadra era speciale»

Eva Callipo ricorda le trasferte al seguito del padre Nino, primo allenatore del team che ha fatto la storia

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«Per mio papà essere stato il primo allenatore dell’Alta Italia, la prima squadra di calcio femminile in provincia di Cuneo, ha sempre rappresentato il più grande orgoglio sportivo». Eva Callipo (foto nella pagina a fianco), oggi dirigente del Fossano Women, la realtà femminile legata al Fossano Calcio 1919 cresciuta negli ultimi anni nella città degli Acaja, ricorda con emozione che cosa significasse per papà Nino, scomparso nel 2016, quella squadra. Nino Callipo, fratello di “Pinin”, storico direttore di Tuttosport, ha poi per anni al­lenato anche in campo maschile, ottenendo alcuni prestigiosi risultati a livello dilettantistico. «Avevo appena quattro anni, ma già andavo regolarmente con lui in ogni trasferta, insieme a quelle ragazze forti in campo ed eccezionali fuori. Tra loro e la mia famiglia si è sempre mantenuto un rapporto delizioso, anche quando la vita ci ha portati su strade diverse», prosegue Eva. Il libro, edito da Araba Fenice, racconta tutti i passi compiuti dall’Alta Italia nel decennio che va dalla fondazione, nel 1969, al 1978, ultimo anno ai massimi livelli. Punto d’inizio non poteva che essere il momento in cui tutto cominciò, raccontato attraverso le parole dello stesso Nino Callipo, in uno dei suoi scritti: «Una fredda mattina di gennaio, mentre sbrigavo alcune pratiche dell’ufficio dell’agenzia generale di Cuneo del­l’Ina, passavo dinnanzi alla porta dell’agente ge­nerale, commendatore Mario Conterno, che mi invitò a entrare e mi disse “Caro Callipo, ho intenzione di formare una squadra di calcio femminile; credimi, è uno sport che sta incontrando fortuna. Bisogna trovare il modo di recuperare le ragazze a questa nuova disciplina”». Seguono 271 pagine in cui vengono narrate le imprese di quella squadra, anche attraverso più di 600 ritagli di giornale del tempo. «È stato un lavoro complesso», spiegano le autrici Franca Giordano e Marisa Minolfi, «Eravamo partite con l’intento di creare un volume in cui potessimo condividere i ricordi di tutte noi, ma crediamo di aver realizzato qualcosa di più: il racconto di un pezzo importante della storia sportiva e culturale della provincia di Cuneo».