Si è svolta oggi, venerdì 4 dicembre, la conferenza stampa di presentazione del nuovo piano di riforma della medicina di territorio della Regione Piemonte. L’evento si è svolto presso la Sala della Trasparenza del Palazzo della Regione. A coordinare le operazioni sono stati il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi e il prof. Ferruccio Fazio, coordinatore del gruppo di lavoro della Sanità territoriale.
Il piano della regione Piemonte vuole portare ad un potenziamento della rete ospedaliera, nonché di medici, infermieri e personale sanitario. Allo stesso tempo, però, si vuole potenziare in maniera importante anche il settore relativo alla medicina di territorio e ai medici di famiglia.
Nel suo intervento, il presidente Cirio ha spiegato la necessità di una riforma della sanità della regione. Questa deve essere, come da sue stesse parole, “rinforzata e rifinanziata”. Il COVID-19 ha dimostrato come nel Piemonte manchi una medicina territoriale efficiente. Le prime azioni in questo senso risalgono a giugno, quando la regione ha implementato un sistema di contatto con i medici di medicina generale per il contact tracing sul territorio.
Oltre a questo piano di riforma, la regione Piemonte sta lavorando attivamente su altri tre fronti:
- l’aggiornamento del piano pandemico in vista di una terza ondata, che dovrà comunque essere evitata con tutte le forze;
- il piano vaccini per il COVID-19 che verrà seguito dall’unità di crisi della regione. Il presidente Cirio stima che per la fine di gennaio 2021 ci saranno le prime somministrazioni in ospedali e RSA, per il personale sanitario e per gli anziani;
- il piano relativo a scuola e trasporti, che deve essere gestito con le varie prefetture a livello locale.
Il presidente Cirio è poi tornato a parlare del piano di riforma della medicina di territorio, il cui inizio è previsto nelle prossime settimane, a seguito dell’approvazione del consiglio regionale. Il piano sarà finanziato interamente dalla regione Piemonte.
È stato poi il turno dell’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi, che ha spiegato i punti cardine della riforma.
La mancanza di una rete di assistenza territoriale porta alla conseguenza di un maggiore numero di ricoveri ospedalieri. L’assessore ha portato gli esempi di Veneto ed Emilia Romagna, che con una rete più forte sono riusciti a gestire meglio la pandemia attuale.
In Piemonte (regione che ha un rapporto tra over 65 e under 15 di 2:1) si stima che con una rete di assistenza territoriale più efficiente si potrebbero diminuire del 20% gli accessi al pronto soccorso, che possono essere gestiti a livello di domicilio, e del 6% i ricoveri ospedalieri.
La base della riforma è il trasferimento da una logica di lavoro individuale dei medici di base a una di lavoro di gruppo. Gli obiettivi sono due:
- portare la percentuale dei medici che lavorano in gruppo (da 3 a 8 unità) dal 30% al 40%;
- aumentare il lavoro in rete dei medici (ognuno con il suo ambulatorio ma comunicazioni appunto in rete per poter interagire e all’occorrenza sostituirsi) dal 40% al 60%.
Il piano della regione Piemonte prevede 34 milioni di euro così suddivisi:
- 17 milioni per implementazioni di attrezzature;
- 7 milioni per i servizi di telemedicina;
- 10 milioni per il potenziamento della medicina in rete e di gruppo.
A chiudere la conferenza stampa è stato il dott. Ferruccio Fazio, coordinatore del gruppo di lavoro della Sanità territoriale. È stato lui a sottolineare lo stretto rapporto che deve intercorrere tra territorio ed ospedali. Ha spiegato come il controllo di questo nuovo sistema sarà a carico del dipartimento regionale di cura primaria, che non è ancora esiste ancora e che verrà creato proprio a questo scopo.
Non ci sarà obbligo per i medici di lavorare in rete o in gruppo, ma Fazio fa affidamento sui medici stessi e sugli indiscutibili vantaggi che queste metodologie di lavoro portano a tutti i livelli.