Anche Cuneo aderisce allo sciopero del pubblico impiego indetto oggi, mercoledì 9 dicembre, in tutta Italia. Nel capoluogo della Granda si è svolto un presidio in mattinata di fronte al Palazzo degli Uffici Finanziari, in via San Giovanni Bosco, luogo scelto perché ospita numerosi dipendenti pubblici e, si legge nella motivazione comunicata dai sindacati che hanno organizzato la manifestazione (Fp Cgil, Fp Cisl e Pa Uil), è “una delle operazioni immobiliari nate dalla cartolarizzazione berlusconiana e finita nelle mani delle finanziarie”.
La protesta, limitata nel numero di persone presenti (per le misure anticovid) ma simbolicamente molto sentita, si può riassumere, quanto a richieste, in tre parole: sicurezza, assunzioni, contratti. Le sigle sindacali sottolineano come l’Italia sia l’ultimo Paese in Europa per percentuale di lavoratori occupati nel pubblico impiego in rapporto alla forza lavoro complessiva. “Servono investimenti nel settore – chiedono i rappresentanti dei lavoratori -, le risorse umane scarseggiano per i tagli e i pensionamenti. E’ necessario rinnovare la pubblica amministrazione con nuove assunzioni, formare il personale, dare risposte a 195 mila precari, rinnovare il contratto nazionale”. Concetti ribaditi chiaramente attraverso gli striscioni e i cartelli esposti anche a Cuneo durante il presidio, sostenuto da Rifondazione Comunista, presente con una rappresentanza di fronte al Palazzo degli Uffici Finanziari.
Ai nostri microfoni, ecco le parole di Alessandro Bertaina (segretario generale Cisl Funzione Pubblica), Ivan Nanè (Cisl Funzione Pubblica Cuneo), Alfio Arcidiacono (segretario provinciale Cgil Funzione Pubblica) e di Ivan Di Giambattista, un impiegato del Comune di Cuneo militante di Rifondazione Comunista.