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«Amore e musica mi hanno salvato»

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«Esiste un lieto fine: non im­porta co­me cadi, importa solo come ti rialzi. Se recuperi alla grande la cosa che più ricorderanno di te è come ti sei rialzato». È tutto qui il sen­so di “Ferro”, il docufilm in onda su Amazon Prime sulla vita di uno dei più famosi cantanti italiani. Così Tiziano Ferro, originario di Latina, riassume il viaggio intimo alla scoperta della sua vita professionale e soprattutto privata, di un «disagiato da sempre», che mostra per la prima volta l’uomo che si cela dietro i riflettori in tutta la sua fragile e delicata umanità. Le parole di Tiziano Ferro, che riassumono la sua vita fino ad oggi che ha quarant’anni, sono parole di speranza ma, allo stesso tempo, di profondo dolore. Ferro racconta di aver dovuto passare attraverso l’inferno, la bulimia e l’alcolismo, pri­ma di diventare una persona migliore, e sceglie di mo­strare l’inferno attraverso le sue lacrime, i ricordi più dolorosi. Dagli esordi all’enorme successo del Festival di Sanremo, raccontando prima l’uomo e poi l’artista. Un uomo che ha lottato contro il suo fisico e i chili di troppo, passando attraverso la bulimia. Ferro dice: «Ero grasso, sfigato, per niente atletico. Mi prendevano sempre in giro, a scuola era un inferno». Pesava 111 chili ma soffriva di bulimia: la sua fragilità era costantemente messa a dura prova. La sua timidezza non aiutava. Poi ha cominciato a cantare scoprendo quasi una via di fuga che gli fosse solidale, amica. Inizia a fare musica a 17 anni, studia all’Accademia della canzone di Sanremo e incontra Mara Maionchi e il marito Alberto Sa­lerno. Passa da 111 a 70 chili. Inizia un periodo di grande successo con la pubblicazione di “Xdo­no”, partorita in un giorno di sole su una panchina di Latina, conservata tutt’oggi come “intoccabile”. La fama e il successo incombono così all’improvviso nel­la vita di Tiziano Ferro: i primi concerti, le prime fan, gli autografi, gli scatti. Le comparse in tv e le pri­me critiche. Il tutto parte integrante di un pacchetto che tanto giova quanto di­strugge. Forse è accaduto troppo in fretta, forse a Tiziano mancava ancora qualcosa.
Da qui, senza quasi rendersene conto, cade nel vortice dell’alcolismo per vincere l’ansia e il disagio, contraltari del successo che tanto aveva desiderato. Ferro met­­te in mostra il dolore più profondo e come da esso si possano trarre insegnamenti vitali. In un lungo e intimo “flashback”, racconta il percorso di crescita e con­sapevolezza che lo ha por­­tato per la prima volta a en­trare in un gruppo di re­cupero per alcolisti anonimi e non uscirne più, diventandone il segretario per poter aiutare chi come lui chiedeva aiuto. Se oggi Tiziano Fer­ro è l’uomo che vediamo sul piccolo schermo, e ascoltiamo nei suoi concerti, lo dobbiamo al grande coraggio che ha avuto di chiedere aiuto, di entrare in un gruppo e riprendersi, vorace­men­te, la sua vita. Non man­ca poi la narrazione del complicato rapporto con uno “star system” che ha a lungo impedito al cantante di fare “coming out” e di sve­lare al mondo la propria omosessualità. Il trasferimento a Los Angeles lo sal­va. Una delle scene più simpatiche ed emozionanti del film è quando Ferro viene invitato da una professoressa di italiano che insegna la lingua ai propri studenti attraverso le sue canzoni. Ecco, proprio in quell’occasione, in risposta a una domanda fatta da un’alunna, lui risponde: «La verità mi ha reso libero. È tutto quello che volevo». E quella libertà gliel’ha con­cessa il fragile e coraggioso “coming out”, ancora troppo temuto in un Paese come l’Italia. Tiziano, oggi felicemente sposato con Vi­ctor Allen, regala parole di speranza e cerca di far comprendere quanto sia importante lottare per una vita degna di essere vissuta. Un docufilm che è un inno co­raggioso alla gioia della rinascita e alla vita. Proprio il coraggio, poi, è un altro tema importantissimo in questo documentario che, a un certo punto, perde il fuo­co, non si concentra più sulla vita del cantante ma diventa universale. Parla, cioè, al cuore di tutti e da tutti viene compreso. È un do­cumentario semplice da ve­dere e soprattutto pia­cevo­le e commovente. Nul­la è dato per scontato ma tut­to viene inserito in una dinamica di perdita e dono: cioè di fronte a tutto il dolore, a tutto il male che una persona può ricevere dagli altri e può infliggersi da solo, non se ne esce mai in solitaria, ma sempre accompagnati per mano da qualcuno. Ecco, allora, il racconto della gioia e della rinascita attraverso l’amore per il suo compagno, per la sua famiglia d’origine e acquisita, per i suoi cani. Senza di­men­ticare i suoi sogni più grandi, come quello di avere dei figli, fino a mostrare il vol­to privato e meraviglioso di un uomo sereno. Perché la vita, alla fine, trova sempre un modo per sorriderti.