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«Conte, tempo scaduto contro il Covid promesse mancate»

L'accusa di Maurizio Belpietro: «Nel Dpacm misure tardive» «Come si fa ad aver fiducia in un commissario come Arcuri che fin dall’inizio della pandemia ha commesso gravi errori di gestione, dal prezzo delle mascherine allo scaricabarile per le terapie intensive?»

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La posizione critica del direttore della Verità, Maurizio Belpietro, nei confronti del Go­ver­no è più che mai radicata nelle pieghe dell’epidemia.

Direttore, che impressione ha ricavato dall’ultimo Dpcm?
«L’impressione è quella di un Governo molto impaurito, che con grave ritardo cerca di applicare le misure che sarebbero state necessarie già da tempo. Ricordo le parole di Conte del 12 ottobre, quando, in Puglia, disse che era tutto sotto controllo e non c’era da preoccuparsi. Ma nel frattempo abbiamo scoperto che non erano vere le informazioni sui posti in terapia intensiva, sulle nuove ambulanze, sui nuovi reparti Covid. Cioè che non sono state applicate le misure per fermare la seconda ondata. Non è stato fatto nulla per i nuovi pullman che avrebbero dovuto ridurre l’affollamento per andare a scuola… Con il precedente Dpcm ci avevano detto: chiudiamo adesso per salvare il Natale. E invece…».

I numeri dell’epidemia che vengono fatti circolare sembrano spesso contraddittori: perché?

«Non conosciamo ancora il nu­mero reale delle persone morte per il Covid e di quelle che sono mancate per altre patologie avendo anche il coronavirus. Questi numeri non sono mai stati separati: ecco perché c’è confusione. Non si sa bene neanche quale sia il decorso della malattia, manca proprio un quadro preciso».

E i dati relativi agli incentivi, ai “ristori”?
«Altro capitolo. Cosa succede alle attività che hanno dovuto chiudere da un giorno all’altro? Il Go­verno avrebbe dovuto dirglielo molto prima. Adesso scoprono che il 25 dicembre è pericoloso, ma magari qualcuno si era già or­ganizzato, aveva assunto cuochi, addetti alla sanificazione e altro ancora. Ora scoprono che il cenone non si può fare. Al massimo, in una camera di albergo. Ma chi ci va? Al danno si aggiunge la beffa. Capisco l’emergenza e le difficoltà, ma se dici che non si potrà sciare, andare al ristorante o al bar, devi ripagare in qualche modo l’albergatore…».

Non si potrà circolare neanche tra comuni limitrofi.
«Ma che senso ha? Io vivo a Mi­lano e da zona San Siro a Cascina Gobba, dove c’è l’ospedale “San Raffaele”, saranno dieci chilometri e posso percorrerli. Chi abita in un paese e ha la madre in quello confinante non può muoversi».

Con quali criteri sono stati scelti i membri del Co­mi­tato tecnico scientifico?
«Rimane un mistero. Così come c’è mistero sui verbali dei provvedimenti presi dal Cts. Nel Comitato non c’è un virologo: tante brave persone, ma nessuno specialista. Qualcuno è medico, qualcuno è un organizzatore, ma se siamo in una pandemia allo­ra forse sarebbe servito un esperto di pandemie».

Il premier Conte ha anche annunciato la riapertura delle scuole, in qualche modo, dopo le feste.
«Già, in qualche modo. Ma non capisco: in estate siamo stati tutti più rilassati. C’è stato qualche contagio per i ritorni dai viaggi al­l’e­stero, qual­co­sa nelle zo­ne più turistiche, ma poi il nuo­vo boom dei con­tagi è coin­ciso con la circolazione delle persone do­vu­ta al­la riapertura delle scuole. E mentre questo accadeva, parlavamo di bonus monopattini o bonus bici. Ma intanto gli autobus sono rimasti gli stessi, strapieni come sempre nelle ore di punta. Mi sembra chiaro che il Governo non si sia assunto le responsabilità. Avrebbe dovuto fare qualcosa per i treni, ma è una sfida che non è stata raccolta: ci sono stati tanti assembramenti».

Come giudica quella frase di Giuseppe Conte: siamo una democrazia e non possiamo en­trare nelle ca­se ma vi raccomandiamo di ri­spet­tare le mi­su­r­e. Era davvero ne­cessaria?

«Gli italiani sono stati fin qui largamente re­sponsabili. Però se riapri i negozi e inviti la gente, con la app, a fare acquisti, una persona normale cosa fa? Prende e parte. Poi non c’è il distanziamento? Mi inviti a fare shopping, ma viene fuori che siamo in troppi. Del resto, vogliamo parlare di Arcuri?».

Il commissario straordinario?

«Se si affida la distribuzione del vaccino a uno che durante il primo “lockdown” aveva già com­messo molti errori, come si fa ad aver fiducia? Arcuri aveva detto che le mascherine non avrebbero avuto un costo superiore a 50 centesimi di euro, ricordate? Feci un giro per le farmacie di Milano, nessuno aveva mascherine a quel prezzo. Come per i banchi con le rotelle, che poi non si capisce come potessero garantire il distanziamento… Le uniche rotelle che servono sono quelle del cervello!».

E la vicenda dei bandi di concorso per le terapie intensive?

«Rimandato a ottobre, poi a novembre. E ricordo di aver letto un’intervista sul Corriere della Sera dove il commissario diceva: chiedete alle Regioni. Ma co­me?».

Torniamo al vaccino: che cosa succederà?
«Bella domanda. Le siringhe, per esempio, dove sono? Non ne abbiamo. Le producono solo Cina e Italia, ma le nostre sono già state prenotate da altri Paesi. E i frigoriferi che servono per conservare a meno 70 gradi il vaccino Pfizer? Non ne abbiamo, anche se Sileri ha detto che ce ne sono negli ospedali. Dubito che vadano bene e soprattutto che possano contenere milioni di do­si. Un’azienda di Avellino li produce: ha già commesse da Gran Bretagna e Francia, noi dovremo aspettare».

Tra Meccanismo europeo di stabilità e Patrimoniale c’è una via di mezzo?

«L’adesione al Mes prevede, in caso di maggior debito, che si possa proprio richiedere l’introduzione di misure come la Pa­trimoniale o il taglio alle pensioni senza passare dal Par­lamento. Quindi il Mes non è come ce lo raccontano. Chi lo ha letto sa che non porta soldi ma solo più debito. E sono personaggi come Ignazio Visco o esponenti del Pd stesso. Perfino il Financial Times ha scritto a chiare lettere che il Mes non è conveniente per l’Italia. E la Patri­moniale non è che l’ultima follia di una sinistra che è contro la ricchezza. Se la cifra limite è 500 mila euro, sappiamo che non è così difficile superarla: basta ricevere in eredità una casa in centro a Milano o Roma, si fa subito in base ai valori catastali. Che, infatti, andrebbero rivisti: noi lo abbiamo scritto. E poi si tratta di una misura che deprimerebbe ulteriormente l’eco­nomia, come già accaduto con l’Imu “grazie” a Monti. Meglio allora i titoli di Stato e a gestire tutto un personaggio come Draghi. In dieci mesi Conte ha fatto troppe promesse non mantenute».

BaNNER
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