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«Da Israele a Verduno per essere d’aiuto»

L’ambasciatore Dror Eydar illustra la missione che ha portato in Piemonte 19 sanitari israeliani

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Giovedì scorso, ha pre­so servizio presso l’o­­s­pedale “Michele e Pietro Ferrero” di Ver­duno una delegazione medica i­sraeliana che presterà gratuitamente la propria attività a supporto del sistema sanitario locale. Un’iniziativa che ha avuto come registi la Regione Piemonte e l’ambasciatore d’Israele in Italia, Dror Eydar. Lo abbiamo intervistato.

Ambasciatore, com’è nato questo progetto?

«Alla luce della difficile situazione che stava vivendo il Piemonte, mi sono messo in contatto con il presidente Alberto Cirio, offrendogli il nostro aiuto».

Israele non è in emergenza?
«Il nostro Paese è appena uscito da un secondo “lockdown” e, di conseguenza, attraverso il coinvolgimento del Governo, c’è stata la possibilità di mettere a disposizione alcuni dei nostri operatori sanitari. L’ospedale Sheba medical center si è mes­­so subito a disposizione».

Perché questa attenzione nei confronti dell’Italia?

«Il nostro spirito di solidarietà nei confronti di nazioni amiche, co­me appunto l’Italia, deriva dal­l’os­servanza dell’imperativo biblico, riportato nel Levitico, che invita a “non stare sul sangue del tuo prossimo”, ovvero a non rimanere spettatori inermi quando la vita del prossimo è in pericolo. In questo senso, se riusciremo a curare anche un solo paziente, ne sarà valsa la pena».

Come mai avete concentrato il vostro sforzo in Piemonte?

«Con il Piemonte, come del resto con le altre regioni d’Italia, stiamo portando avanti diversi progetti di collaborazione, soprattutto in àm­bito economico e nei settori di tecnologia e agricoltura».

Peraltro, non so se glielo hanno detto, ma il Piemonte è una meta ideale per gli appassionati di mo­­tociclismo come lei…

«Me lo hanno riferito! Son un fan delle Ducati e un giorno mi piacerebbe tornare qui in moto, an­che se per un ambasciatore non è così semplice… (ride, nda)».

Le hanno parlato an­che del tartufo bianco d’Alba?
«Eccome! So che è l’“oro bianco” di Langhe e Roero. Spero di poterlo assaggiare nel corso di un prossimo viaggio».

Lei ha assunto questo prestigioso incarico nel settembre del 2019. Com’è stato l’impatto con il Belpaese?
«L’ambientamento non è stato difficile perché i punti di contatto tra i nostri due Paesi sono molti: dalle auto ai vestiti, dal cibo alla passione per il calcio. E, poi, la vostra è una terra bellissima, un “concentrato” di bellezze e di eccellenze».

E gli italiani?

«Siete il popolo d’Europa che gli i­sraeliani amano di più. Siete persone gentili, volenterose, pronte a darsi da fare e ad aiutare gli altri. C’è solo un “però”…».

Quale?

«Il comportamento del Governo italiano in cam­po internazionale, specie quan­do vengono adottate risoluzioni anti israeliane. Sono provvedimenti che con­­dannano in­giu­stamente e tentano di delegittimare il nostro Sta­to. Vorrei che l’Italia prendesse le distanze da questo “teatro dell’assurdo”».

Cosa significa rappresentare lo Stato di Israele?

«È un orgoglio, ma anche una grande responsabilità rappresentare uno dei popoli più antichi del mondo che ha coronato il sogno di tornare nella propria patria dopo quasi duemila anni di peregrinazioni. Duemila anni in cui, peraltro, da più parti, si è tentato di interrompere questo naturale processo. Il tentativo più grave è culminato con l’Olocausto e le raz­zie dei nazisti, che hanno ucciso un terzo del popolo ebraico. Dopo tutto ciò, essere riusciti a fondare uno stato ebraico in­dipen­dente è un miracolo; miracolo che, pe­raltro, rende omaggio ai tanti esuli di Sion, rapiti in passato per essere resi schiavi».

I suoi genitori saranno orgogliosi del suo incarico…

«Purtroppo sono mancati prima che mi fosse affidato il ruolo di ambasciatore, ma il loro spirito è sicuramente con me, visto che sono stati pionieri della rivoluzione israeliana tornando, da profughi, nella loro patria dopo aver vissuto a lungo in Iran».

Questo “spirito” le sarà sicuramente utile per portare avanti la sua missione…

«Certo. Nel 2021 spero di poter ri­prendere gli incontri “in presenza” in tutta Italia, specie nelle regioni del Sud. In ge­nerale, cercherò di rafforzare i le­gami eco­nomici, tu­ristici e universitari tra Israele e Italia».

BaNNER
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