La riconoscibilità, primo valore dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg

Le bottiglie si vestiranno con un nuovo collarino identificativo

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“Esploriamo il mondo per esplorare noi stessi”, una frase che definisce perfettamente lo spirito, entusiasta e appassionato, con cui Giacomo Pondini, da alcuni mesi direttore del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg, ha affrontato la sua nuova avventura professionale. Quarantaquattro anni, toscano, una laurea in Scienze Politiche con indirizzo internazionale, un Master in Carriere diplomatiche e Organizzazioni internazionali ed esperienze lavorative all’estero, Pondini è entrato nel mondo del vino ricoprendo vari ruoli in aziende vitivinicole dapprima nella zona del Chianti per poi approdare al Consorzio del Morellino e, in seguito, a quello del Brunello. Oggi mette in campo tutta la sua solida professionalità al servizio del Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg.

IDEA lo ha incontrato insieme ai quattro vicepresidenti del Consorzio: Stefano Ricagno, Mas­­simo Marasso, Giorgio Castagnotti e Flavio Scagliola.
Dottor Pondini, quale la sua impressione di questo nostro territorio?

«Sono luoghi unici e la loro bellezza è nota non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Avevo avuto occasione, in passato e nel periodo estivo, di visitare il Piemonte e ammetto di essere rimasto am­maliato dai suoi vigneti e dalle tante realtà agricole, vicine alla produzione dell’uva Moscato bianco da cui si ottiene l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti Docg. Oggi, vivendo e lavorando qui, ho avuto la conferma della volontà di tutta la filiera di tutelare e garantire il vitigno Moscato bianco come significativo traino economico per l’intero suo territorio di produzione. Del resto, tra i miei compiti istituzionali, c’è anche quello di mantenere saldo, in modo costruttivo e proficuo, il forte legame tra i protagonisti del comparto e l’area di appartenenza, un legame che definisce la qualità del lavoro e la stessa identità dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg, vini la cui originalità e unicità non è solo un modo di dire ma è profondamente radicata nella storia dell’enologia italiana. In questo senso vanno le tante iniziative avviate in questi mesi dal Consorzio, come il progetto delle rotonde stradali firmate dalla Denominazione con installazioni, che riportano marchi e loghi delle denominazioni, destinate ad avvicinare sempre di più il territorio a turisti, winelovers e appassionati dei profumi e dei sapori dell’uva Moscato bianco e dei suoi paesaggi che nel 2014, primi in Italia tra le aree vitivinicole di pregio italiane, sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. L’idea delle rotonde stradali, alcune già allestite e operative altre in via di installazione sia in centri dell’area classica di produzione sia in zone che sono “porte” dei territori del Moscato bianco, è stata studiata in modo che turisti e visitatori abbiano sempre chiari ed evidenti i segnali di essere all’interno della patria dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg che è culla di antiche tradizioni e di grandi vini da sempre tra i migliori simboli del Made in Italy e del gusto italiano del mondo».

Da qualche tempo il Consorzio ha dato vita a una campagna di comunicazione approdata su canali tv e social. Com’è maturato questo progetto?

«Con la campagna “Asti e Moscato d’Asti Docg, si riparte da qui” si è voluto dare visibilità alle video pillole”, brevi spot per i social, e agli spot televisivi, che hanno come protagonisti i nostri vini e Alessandro Borghese, lo chef, presentatore e personaggio televisivo, testimonial e ambassador dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti. C’è da sottolineare come le nuove linee guida di comunicazione e immagine della Deno­minazione, condivise con il Consiglio di Ammini­strazione e i responsabili marketing delle aziende, siano orientate a una maggiore visibilità dei volti e dei personaggi legati alla produzione dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg. Un punto di forza, infatti, è proprio quello di offrire ai nostri produttori l’occasione di rappresentare, a beneficio del pubblico di consumatori e di appassionati, una fotografia di sé stessi, raccontando, con sintetici interventi sui social consortili, la propria storia, il loro legame famigliare e professionale con il territorio dando, quindi, un proprio valore aggiunto alla Denominazione. È una narrazione sostenuta anche dal racconto, divulgato attraverso i canali social, dei 51 Comuni i cui territori delimitano l’area di produzione dell’uva Moscato bianco, diversi e singolari, come diverse e assolutamente originali sono le loro produzioni di Asti Spumante e di Moscato d’Asti Docg».

Crede ci sia il bisogno di far comprendere al meglio al consumatore il carattere poliedrico e versatile dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg?
«È un aspetto certamente fondamentale. Nelle cene allestite nel corso della Douja d’Or, la rassegna enogastronomica di livello nazionale che si svolge in settembre ad Asti, che il Consorzio ha organizzato in collaborazione con lo chef Alessandro Borghese, il quale ha firmato tutti i menù, abbiamo messo in pratica questo concetto, consolidando la prova provata che il dolce del vino non è un limite ed è, anzi, una virtù da sviluppare e favorire insieme ad altre sue tipicità che ne consentono la degustazione in una vasta gamma di occasioni di consumo, dall’aperitivo al pranzo, alla cena al dopo cena o a un cocktail. È questo un messaggio che intendiamo divulgare in modo continuativo ed efficace».

Vicepresidente Stefano Ricagno, come hanno reagito i mercati a questo periodo di emergenza Covid?

«Il settore dell’Horeca, cioè quello degli hotel, dei ristoranti, dei bar, delle vinerie e di tutti i locali di mescita, è rimasto fermo anche in queste ultime tre settimane e la ristorazione, in particolare, non sarà pienamente operativa in tempi brevi. Per quanto riguarda i consumi, sotto le festività natalizie e di fine anno, ci aspettiamo un naturale desiderio di bere Asti Spumante e Moscato d’Asti Docg perché sono vini italiani che rappresentano al meglio e storicamente lo spirito di queste feste così attese nonostante l’emergenza sanitaria globale. Per quanto riguarda il quadro generale il Covid certo non incentiva i consumi e di fatto il mercato italiano è in sofferenza. Perfor­mance positive, invece, sono state registrate su alcuni mercati internazionali come la Russia, l’America, l’Asia, l’Europa in generale. In questi scenari si sono confermati dati positivi per l’Asti e per il Moscato d’Asti Docg che, infatti, negli ultimi giorni ha fatto segnare un +5% di contrassegni, le fascette ministeriali della Docg che si applicano sulle bottiglie in produzione e garantiscono e tutelano origine e caratteristiche del vino. Un trend positivo che speriamo sia confermato anche nelle ultime settimane dell’anno. A supportare questa crescita c’è l’attività di promozione e valorizzazione che continuerà anche per il prossimo anno. Tra le novità di questa fine d’anno ci sono i “neck hangers”, gli speciali pendagli per le bottiglie che recano l’immagine del nostro ambassador, Chef Alessandro Borghese. Un richiamo in più dagli scaffali per far conoscere, acquistare e brindare con l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti Docg».

Asti Docg Secco/Dry e l’ampliamento delle tipologie produttive. Quale il significato di queste scelte, vicepresidente Massimo Marasso?

«L’azienda Fratelli Martini, in cui sono dirigente, è stata tra i promotori della tipologia Asti Spumante Docg Secco. Per noi era fondamentale per riuscire a offrire una risposta ai consumatori alla ricerca di un vino capace di essere consumato in differenti momenti della giornata. L’Asti Spumante con ridotto contenuto zuccherino rappresenta oggi una valida alternativa alle mode di mercato e indubbiamente ha caratteristiche peculiari rispetto a vini competitor: maggiore consistenza, spiccata armoniosità e un ventaglio di profumi caratteristico che deriva da essere vinificato con un’uva aromatica, il Moscato bianco, tra le migliori al mondo. L’Asti Spumante Docg Secco è un prodotto di notevole personalità, lo abbiamo sottolineato, dal punto di vista della comunicazione, attraverso numerose campagne promozionali e partecipando a manifestazioni anche sul nostro territorio. All’estero si sono riscontrati segnali positivi in Russia e Cina, mercati aperti alle novità, mentre in Europa e Usa si ha bisogno di più tempo per comprendere e apprezzare un prodotto nuovo. Inoltre, grazie all’ultima modifica del disciplinare richiesta dal Consorzio e recentemente approvata dal Ministero dell’Agricoltura, sarà possibile apprezzare una più ampia gamma di Asti Spumante che oltre alle tipologie Demi Sec, Secco/Dry ed Extra Dry, avrà anche il Brut, l’extra Brut, il Brut Nature o Pas Dosé. Come si vede le potenzialità sono enormi e per comunicarle al meglio occorrono tempo e costanza».

Tempo e costanza, caratteristiche che il mercato recepisce con particolare attenzione. È così, vicepresidente Giorgio Castagnotti?

«È proprio così, anche se fare bilanci in questo momento dell’anno non è corretto in virtù del fatto che il 2020 è stato senza dubbio, per i motivi che sappiamo, un anno molto più complesso rispetto ai precedenti. Per questo i numeri vanno letti al termine di un ciclo che per noi aziende del vino termina a metà gennaio. L’impressione per ora è che occorra essere prudenti, ma, nello stesso tempo, possiamo aprire a un cauto ottimismo visto e considerato che i valori stimati, in un anno come questo, restano comunque positivi. Per l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti Docg il 2020 ha evidenziato un consumo, in Italia e all’estero, più “casalingo” che in passato, con vendite che hanno visto i consumatori avvicinarsi ad aziende con marchi storici, conosciuti e riconosciuti per la qualità del prodotto. E non c’è dubbio che la campagna promozionale con chef Alessandro Borghese abbia aiutato l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti a veicolare valori sempre attuali, testimoniando un legame con il territorio d’origine in perfetta sinergia con un’immagine solare e positiva. Non è poco».

L’emergenza sanitaria di questi mesi ha imposto un cambio di prospettiva ai vignaioli in campo agricolo. Quali risvolti ha determinato, vicepresidente Flavio Scagliola?
«Il Covid non ha rappresentato una limitazione, almeno dal punto di vista del lavoro agricolo. I viticoltori hanno potuto lavorare in vigna senza particolari impedimenti. Vi sono state, invece, iniziali preoccupazioni sulle rese dell’uva, sul come i mercati avrebbero reagito alla pandemia e sulle future prospettive della filiera. Al termine di un approfondito confronto fra le parti le rese sono state confermate a 90 quintali per ettaro. C’è da precisare che i produttori che vinificano e hanno nel canale Horeca la fascia di mercato principale hanno riscontrato alcune problematiche legate in particolare alle disposizioni previste dal DPCM sulla definizione chiusura dei ristoranti, bar, enoteche ect. causa Covid-19 sostenuto però dalle esportazioni negli Stati Uniti e in Cina. Sono tuttavia innegabili le incognite per il 2021. Allo stato, infatti, non è possibile prevedere che annata ci attende. Tracciando un bilancio della stagione vendemmiale 2020 il risultato è positivo perché ha regalato un quadro aromatico, una delle caratteristiche più tipiche dell’uva Moscato bianco, più alto rispetto agli anni precedenti, e la produzione quantitativa di uva è rimasta in linea con la stagione precedente. Va sottolineato, inoltre, che negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione alla sostenibilità nei vigneti attraverso il Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI). Alcune aziende associate al Consorzio stanno iniziando questo iter e sono convinto sia un primo passo verso la certificazione di tutta la Denominazione. Personalmente ritengo che la difesa integrata volontaria sia la chiave vincente per garantire qualità e tutela sia al consumatore sia allo stesso produttore, senza dimenticare la difesa del paesaggio e di un territorio che è sito Unesco e Patrimonio dell’Umanità».