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Ma il veterinario è vegano?

Le considerazioni sull’alimentazione di chi, per lavoro, è chiamato a prendersi cura degli animali e, di conseguenza, anche della salute delle persone. Dal benessere degli animali dipende infatti quello di ciascuno di noi in quanto facciamo parte di un unico ecosistema, delicato ed estremamente sensibile

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Il medico veterinario può essere vegano? Difficilissimo rispondere! Pro­via­mo a riformulare la domanda. Se cambiamo prospettiva, possiamo chiederci: “qual è il ruolo del medico veterinario?”. Fedeli al nostro giuramento professionale, pensiamo immediatamente al fatto che uno dei nostri ruoli è prenderci cura degli animali e del loro benessere e, allora, viene spontaneo rispondere ancora con la difficilissima domanda di partenza: “ogni veterinario forse dovrebbe essere vegano?”. Se riconosciamo gli animali come esseri senzienti, chiediamoci: “nella quotidianità, la loro etologia e la loro fisiologia vengono rispettate?”. In altre parole: “gli animali di cui ci prendiamo cura vivono la loro vita in condizione di benessere o sono considerati solo come ‘fonti’ di latte, uova o carne?”. Già, il benessere. Ma siamo sicuri che sia tutta qui la questione? Altra nostra missione è “promuovere la salute pubblica”. Salute animale e salute umana sono una cosa sola, come viene espresso dal concetto “one health”: quindi, avere animali domestici sani è una necessità. E da veterinari sappiamo bene quanto sia fondamentale il benessere per raggiungere tale fine. Ma anche “la tutela dell’ambiente” è fondamentale per la salvaguardia della salute umana e animale. Dun­que: “il sistema di allevamento che viene praticato attualmente è sostenibile per l’ambiente e per la salute pubblica?”. Per rispondere occorrono conoscenze che vanno oltre quelle di un medico veterinario, sconfinando infatti nella pedologia, nell’agronomia e nell’ecologia. Quindi, dovremmo ampliare il nostro bagaglio professionale per riuscire ad avere una visione olistica del problema, ovvero “vedere l’albero senza perdere di vista l’intera foresta”. Con uno sguardo d’insieme, ci accorgiamo di come il suolo nutra le piante, le piante nutrano gli animali e gli animali, a loro volta, nutrano il suolo. Ma allora, quando usiamo farmaci allopatici, siamo consapevoli delle conseguenze che i loro metaboliti hanno sulla fauna e microfauna del suolo? Un’altra domanda dovrebbe sorgere spontanea: “cosa mangiano i nostri animali e cosa mangiamo noi esseri umani? Siamo in competizione per le stesse risorse?”. Ci viene spesso ripetuto che la richiesta di proteine di origine animale è in continuo aumento. Ciò spiega la nutrizione degli animali con soia e cereali, anche forzando, in alcuni casi, la loro fisiologia, e la selezione di linee genetiche che prendono in considerazione la “produttività”, ma trascurano tutto il resto (benessere, rusticità, adattabilità al territorio, qualità dei prodotti alimentari ottenuti, ecc.). Ecco che fioccano nuovi quesiti: “quali influenze ha la dieta dei nostri animali sulle caratteristiche nutrizionali dei prodotti che ne derivano? Tutto questo è sostenibile per l’ambiente e salutare per noi stessi? Abbiamo veramente bisogno di nutrirci di tutte queste proteine di origine animale? Oppure è solo un modo per ostentare il nostro benessere alimentare? E se preferissimo la qualità alla quantità? Mangiamo per bisogno, per golosità o, addirittura, per frustrazione? Che impatto ambientale hanno le nostre tradizioni culinarie?”. Quesiti ai quali è forse difficile ri­spondere in maniera netta ma che evidenziano quanto il benessere degli animali sia essenziale per assicurare il benessere a ciascuno di noi e, più in generale, al pianeta.

BaNNER
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