Si dice, in un vecchio adagio popolare piemontese, che “l cioche a sônô nen se gnun a-j tôca”: le campane, se nessuno le tocca, non suonano. Un invito a darsi da fare che deve essere venuto in mente dalle parti del comune di Saluzzo. Perché l’obiettivo, questa volta, è di quelli davvero ambiziosi: la città del Marchesato, e con lei le Terre del Monviso, si candida a diventare “capitale italiana della cultura” 2024. Difficile non rimanere stupiti davanti alla notizia, se si pensa alla caratura delle precedenti vincitrici della gara: l’ultima, chiamata a rappresentare le eccellenze d’Italia in questo anno così tribolato, è stata la città di Parma, il cui sindaco Federico Pizzarotti ha già espresso con un video messaggio il suo sostegno all’iniziativa saluzzese. E prima ancora è stato il turno di Matera, Palermo e Pistoia. Insomma, realtà di ben altre dimensioni sia geografiche che abitative, dotate di una notorietà e di un “appeal” che sembrano essere nettamente superiori a quelle di una piccola cittadina schiacciata sulle montagne ai confini del Paese. A raccontarla così, però, si rischia di non cogliere i punti di forza di un tentativo tanto ardito quanto ben congegnato: non c’è solo Saluzzo con i suoi 17.000 abitanti e le sue straordinarie bellezze (che pure, per chi ha avuto modo di conoscerle, basterebbero forse per pensare di provarci); c’è un intero territorio che si estende lungo le nostre vallate e le montagne e che guarda, come punto di riferimento, al “re di pietra”. È proprio il Monviso, infatti, il collante del percorso iniziato con la presentazione (avvenuta, come questo doloroso tempo impone, per mezzo informatico) presso il monastero di Santa Maria della Stella, altro splendido esempio di recupero architettonico: non è una città a candidarsi, ma una porzione di Italia che abbraccia i tanti piccoli mondi incastonati tra le valli del Cuneese. Da Sanfront a Crissolo, da Venasca a Chianale, sono tutti i borghi che si affacciano sul Viso, rappresentati nell’incontro di ieri dalle amministrazioni comunali, a fare da fulcro all’iniziativa. Saluzzo si porta dietro, e qui sta l’originalità del tentativo, un’area che per la sua conformazione è storicamente e culturalmente portata a guardare al centro dell’Europa e che, come ha ricordato il sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni, fa parte di «una macro-regione alpina composta da settanta milioni di abitanti», dove «le nostre montagne sono cerniera, un simbolo che unisce e non divide; e che, se a volte a guardarle da Roma sembrano lontane, dal punto di vista dell’Europa sono invece centrali». C’è l’idea chiara di valorizzare un territorio molto più ampio di un singolo comune, dunque. Ma le idee, si sa, hanno bisogno di uomini su cui camminare. Ed è qui che entrano in gioco le competenze tecniche di cui Saluzzo e Terre del Monviso si potranno avvalere, che si ritrovano nella figura di Pietro Verri. Verri è l’uomo che ha gestito il percorso e poi portato Matera a diventare, l’anno scorso, “capitale europea della cultura”. Conosce bene le procedure e le caratteristiche necessarie perché una candidatura risulti vincente e sa bene che «il percorso sarà lungo». Ma l’entusiasmo è evidente e Verri, uomo che da decenni si impegna, attraverso la progettazione urbana, per dimostrare che con la cultura si mangia eccome, si dice «solleticato dal progetto». Il lavoro, naturalmente, sarà enorme. C’è da ripensare un territorio, alle sue modalità di ricezione turistica, alle infrastrutture e a un piano di sviluppo che inizia oggi e guarda al 2024. Nel concreto, Verri spiega che «si parte a gennaio con i gruppi territoriali nelle vallate per cominciare a lavorare sulle idee da portare nel progetto. Da febbraio passeremo a gruppi di lavoro tematici per poi incontrarci con le università e fare una mappatura territoriale e tecnologica della zona per poi giungere alla costruzione di un budget pubblico partecipato per definire i lavori pubblici dei prossimi cinque anni». Ma se è vero, come ricorda ancora Calderoni, che il territorio «non si inventa», ecco che molte delle risorse sono già in campo, pronte per essere presentate. Basti pensare, sottolinea il vescovo di Saluzzo mons. Cristiano Bodo, presente all’incontro, che «la diocesi di Saluzzo conta 610 luoghi di culto, diffusi particolarmente nelle aree montane» e che è proprio «il dialogo ininterrotto tra fede e arte che ha fatto grande il nostro territorio». Così come tocca a Marco Piccat, presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Saluzzo, evidenziare l’importanza storica di una Saluzzo già cantata dal Petrarca, che dalla sua ha non solo le notevoli bellezze naturali, ma il carico di una storia densa e lunga secoli.
Non ha mancato di dichiarare il proprio appoggio anche la Regione Piemonte che, per voce dell’assessore Vittoria Poggio, ha sottolineato come ci sia «più di una ragione per cui appare assolutamente coerente, appropriata e giusta la candidatura di Saluzzo con le Terre del Monviso a “capitale italiana della cultura” 2024. L’Assessorato regionale alla cultura è a disposizione fin da ora per sostenere questa impresa».
Tanti i messaggi arrivati a sostegno del percorso: dal presidente della Provincia Federico Borgna alla Sindaca di Verbania Silvia Marchionini fino a Carlo Petrini e i rappresentati delle comunità montane d’Oltralpe. Dunque, un’idea ambiziosa, un progetto robusto e tante personalità in grado di dare il loro contributo: a Saluzzo è iniziata una strada di sicuro non facile ma, altrettanto certamente, foriera di grandi stimoli per l’intero territorio.
Saluzzo aspira a essere capitale della cultura 2024
Presentata l’ambiziosa candidatura che potrà avvalersi anche dell’esperienza di Pietro Verri