Mons. Cesare Nosiglia (arcivescovo di Torino): «Dobbiamo tendere al bene comune»

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1 – «Siamo stati costretti a fermarci a riflettere, a rallentare il nostro passo, a vivere nell’incertezza verso il futuro, anche quello prossimo. Ci siamo resi conto sempre di più che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme, come ci insegna papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti”.
Il Papa ci ricorda che è il bene comune l’obiettivo a cui dobbiamo tendere. Francesco chiama questa attitudine “amicizia sociale”, che sa coniugare i diritti con la responsabilità per il bene comune, le diversità con il riconoscimento di una fratellanza radicale. Ribadisce con forza l’esigenza impellente di far crescere la consapevolezza che o ci salviamo tutti o nessuno si salva.
Nello stesso tempo, però, come Chiesa, ci sentiamo impegnati a dare fiducia e speranza ai nostri fedeli, ricordando loro che il Signore non è mai lontano da noi, ma ci aiuta e ci sostiene, soprattutto in questi momenti di sofferenza, paura e timore per il futuro incerto. Non dimentichiamo che a Natale gli angeli hanno detto: “Oggi vi è nato un salvatore”. Questa è una certezza di fede che va ribadita con forza; ma dobbiamo essere tutti convinti dell’aver bisogno di essere salvati e che niente e nessuno potrà farlo da solo, senza il Signore».
2 – «Tra le persone maggiormente colpite dal sistema di crisi scatenato dalla pandemia abbiamo potuto notare la fascia delle povertà, sia quelle gravi ed estreme, sia quelle più grigie rappresentate soprattutto da lavoratori con salari inadeguati, lavoratori saltuari, stagionali dell’agricoltura, ma anche di cultura e spettacolo, lavoratori assunti senza tutele, autonomi, commercianti, partite Iva. Tutti precipitati in pochissimi giorni in situazione di gravissima difficoltà, perché in nessun modo protetti nemmeno dalle opportunità che credevano di aver stabilizzato, ma che si sono dimostrate del tutto insufficienti.
Per farci un’idea, possiamo fare riferimento, ad esempio, a cosa è capitato nei 200 centri di ascolto e servizio che utilizzano un sistema informativo comune per la conservazione dei dati, ideato dalla nostra Caritas. Nel corso del 2020 sono state circa 25.000 le famiglie seguite, per un totale di oltre 100.000 persone. Per la metà dei casi, precisamente il 51%, si è trattato di soggetti incontrati per la prima volta.
A queste persone vanno aggiunti quanti hanno chiesto un aiuto emergenziale dal punto di vista alimentare alla rete delle parrocchie, che si sono trovate nella necessità di reperire generi integrativi arrivati soprattutto grazie alle donazioni di privati o a iniziative di aziende, della Coldiretti, del Banco alimentare».
3 – «Quante persone “invisibili” vivono nelle nostre città e paesi! Esistono, hanno un volto, un nome, ma è come se non ci fossero, perché le consideriamo estranee e rifiutiamo di vederle, perché non sono “dei nostri”.
Il mio augurio è che questo Natale 2020, segnato ancora da un’ampia pandemia e un’estesa crisi economica, che grava su tante persone e famiglie, apra i nostri occhi, illuminati dalla fede, per vedere le concrete ne­cessità di tante persone della “porta accanto”, che non ci chiedono niente ma hanno bisogno di un saluto, di un sostegno di speranza e di forza, grazie alla nostra vicinanza solidale e fraterna. È la prossimità “di amore” che ci ricorda Gesù: “Ogni volta che avete fatto queste cose al più piccolo dei miei fratelli, le avete fatte a me”.
Così, il Natale rinnova la fede dell’incontro con lui, il Dio vicino, il Dio con noi, che viene a salvarci dal peccato di egoismo e di rifiuto degli altri e a donarci la speranza di vivere l’amore, che porta la vera gioia».