1 – «Gli uomini e le donne credenti della Diocesi affidatami condividono con il resto dell’umanità il clima diffuso di incertezza. Essendo saltati i programmi, siamo costretti a vivere giorno per giorno, giorno dopo giorno. Con fatica cerchiamo di imparare che la vita che ci è stata donata non è mai pienamente sotto il nostro controllo; illusione che si era alimentata in questi ultimi anni grazie anche all’apporto della tecnica. È un momento certamente difficile che dal mio punto di vista può essere ricco di opportunità, come la riscoperta della necessità della dimensione della fiducia (nell’altro e nell’Altro) e delle relazioni perché l’esistenza possa attuarsi».
2 – «Di fronte alle necessità emerse abbiamo destinato buona parte dei fondi dell’8×1000 alle parrocchie perché attraverso i loro gruppi Caritas potessero aiutare le persone in difficoltà. A questo, inoltre, si è aggiunto un contributo alle zone alluvionate e alle case di riposo parrocchiali che, come è noto, stanno vivendo un momento non facile dal punto di vista economico».
3 – «Vorrei ricordare loro che il Natale è una festa di grande speranza. A Natale celebriamo l’arrivo di un “imprevisto” che cambia il finale di una partita quasi persa. Nascere al tempo di Gesù era, infatti, un grande rischio. Egli, come i bambini poveri, nasce dove capita e senza alcun agio. Fin da subito combatte per restare in vita e deve fare i conti con addosso la taglia dei potenti del tempo. Questo bambino su cui pochi avrebbero scommesso riesce nella sua impresa. Ecco perché possiamo sperare: perché può sempre accadere un “imprevisto” nella fragilità e nella povertà della nostra condizione umana.
Il Natale è la festa del Dio con noi, di Dio che entra nella storia umana, nell’opera del mondo. Non dobbiamo sentirci soli né disperati. Natale ci dice che abbiamo il Signore fra noi, a condividere il nostro tempo. Anche questo nostro tempo».
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