Sul deposito dei residui e delle scorie nucleari – di centrali dismesse e di altre lavorazioni, ad esempio ospedaliere – occorre evitare scontri territoriali e tra livelli istituzionali. Dialogo prima di tutto, tra Enti locali, Regioni, Stato e Associazioni ambientaliste e datoriali. Questa la posizione dell’UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) in merito alla questione scorie nucleari.
La pubblicazione dei 67 siti dà attuazione al decreto legislativo 31 del 15 marzo 2010. Il dispositivo ha previsto per un decennio la secretazione della “Carta” e, quindi, nessun formale coinvolgimento delle Regioni o degli Enti Locali preliminare alla pubblicazione della “Carta” stessa dei siti potenzialmente idonei, mentre dispone esplicitamente il coinvolgimento a valle della pubblicazione. Da oggi dunque.
La pubblicazione della “Carta” dei siti è quindi l’atto che desecreta e apre il coinvolgimento di Regioni ed Enti Locali: Regioni ed Enti Locali sono stati esclusi, dal 2010 a oggi, da ogni consultazione precedente la pubblicazione della mappa. La pubblicazione della “Carta” dei 67 siti idonei non è la scelta del sito di deposito.
Questo sito sarà individuato a esito della consultazione che oggi si apre. Si avvia un’operazione trasparente che consentirà di arrivare a una scelta informata e, il più possibile, tollerata dalle comunità presenti nell’area del sito che verrà prescelto, definendo compensazioni, meccanismi di sviluppo locale, incentivi, in piena trasparenza e dialogo.
“Questo processo – afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem – auspica si possa muovere in un confronto alto ed efficace, guidato dalla Politica e dalle Istituzioni, evitando ogni polemica politica e partitica, lontano da polemiche. Condivido quanto scrive Legambiente: ‘L’individuazione delle aree potenzialmente idonee per il deposito dei rifiuti radioattivi è una notizia attesa da tempo. Dobbiamo garantire una sistemazione definitiva alle scorie di bassa e media attività presenti sul territorio italiano e che continuiamo a produrre, per esempio dall’attività medica. Attualmente questa tipologia di scarti viene stoccata in una ventina di siti provvisori che non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo. Non è semplice, ma è urgente trovare una soluzione. E va trovata attraverso un percorso partecipato che coinvolga i territori'”.
c.s.