Sabato 2 gennaio 2021, proprio alla vigilia del suo dodicesimo compleanno, il Bitcoin ha superato la fatidica soglia dei 30.000 dollari.
La notizia ha fatto scalpore non solo per la cifra record, ma anche per il “trend” che ha preceduto questo incredibile risultato. In soli tre mesi (da ottobre a dicembre del 2020) il Bitcoin è passato infatti da una quotazione di 10.000 dollari a oltre 30.000, con un guadagno percentuale del 200%.
Molti grandi nomi della finanza internazionale, come J. P. Mor-gan, Guggenheim e il gruppo assicurativo “Mass Mutual” hanno condiviso la traiettoria ascendente di Bitcoin.
A dare ulteriore impulso al fenomeno hanno contribuito alcune società molto importanti, come Square e PayPal che, proprio in questi mesi, hanno annunciato l’integrazione delle criptovalute nei propri portafogli digitali (“wallet”).
Secondo Antoni Trenchev, co-fondatore di Nexo, una delle piattaforme digitali maggiormente conosciute, il Bitcoin potrebbe raggiungere i 50.000 dollari entro la prima metà del 2021 e i 300.000 nel lungo periodo.
Larry Fink, Ceo di Black Rock, ha dichiarato: «Il Bitcoin ha catturato l’attenzione di molte persone. Ancora non è stato testato ed è un mercato piuttosto piccolo rispetto ad altri».
Investire in bitcoin è quindi una incredibile opportunità di guadagno o, come avvertono molti esperti di finanza, «una speculazione dilagante destinata a finire in lacrime?».
Per dare una risposta a questo assillante interrogativo cerchiamo di capire cosa sono il Bitcoin e la filosofia gestionale che lo ispira e pervade.
Il Bitcoin è la criptovaluta più popolare a livello mondiale. È una “moneta digitale”, distribuita e generata da una rete decentralizzata “peer to peer”. Ciò significa che questa valuta è scambiata direttamente tra due intermediari e non esiste alcuna banca o autorità centrale che ne influenzi il valore, affidato solo alle leggi della domanda e dell’offerta.
Nessuno sa chi l’ha creata. È apparsa per la prima volta sul mercato nel 2009, proposta da un investitore sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, di cui si sono perse le tracce.
Il Bitcoin è una moneta virtuale perché, a differenza dei dollari o delle sterline, non esistono banconote fisiche, ma solo monete costituite da codici, cioè da una serie successiva di numeri.
Per acquistare o trasferire bitcoin è infatti sufficiente avere un “wallet”, ossia un portafoglio virtuale, un piccolo “database” personale, scaricato da appositi programmi sul proprio computer o su una piattaforma in rete.
A garantire sicurezza e trasparenza è la stessa piattaforma tecnologica sulla quale avvengono queste transazioni, la cosiddetta Blockchain, una tecnologia che permette la creazione di un grande “database” strutturato in piccoli blocchi (“block”) collegati tra loro (“chain”) e in grado, attraverso un complesso processo di interconnessione, di collegarsi tra loro.
Ogni transazione, quindi, viene autorizzata dalla rete senza l’intervento di un intermediario (banca).
La rete stessa ne garantisce la correttezza.
Il valore del Bitcoin è quindi determinato, come si diceva prima, dalle leggi della domanda e dell’offerta.
L’idea alla base del Bitcoin è quella di creare una valuta indipendente da ogni tipo di autorità che permetta di effettuare pagamenti elettronici e a livello globale, senza controlli delle autorità centrali, e in maniera istantanea e anonima.
I bitcoin cesseranno di essere creati quando l’ammontare totale raggiungerà i 21 miliardi, cioè, si stima, verso il 2040.
Il Bitcoin è una valuta non collaterizzata, cioè non c’è un metallo prezioso (ad esempio l’oro) su cui ancorare il valore della valuta virtuale. Il valore di ciascun bitcoin risiede nel bitcoin stesso (cioè nella fiducia, nel numero dei contraenti e nella sua accettazione come valuta di scambio). Aprire un conto Bitcoin è relativamente facile. Occorre anzitutto dotarsi di un software che possa sostenere il “file” del “wallet”. Attivato il “file”, ogni ulteriore passaggio sarà proposto dal sistema che supporterà anche nella scelta della password (crittografata) fino all’acquisto dei primi bitcoin e al loro trasferimento, proprio come avviene con un normale conto online.
Il problema principale risiede evidentemente nel trovare controparti che accettino questa valuta come mezzo di pagamento, cosa attualmente ancora molto limitata ma in graduale espansione.
Investire in bitcoin richiede quindi una buona conoscenza dei mercati finanziari, una propensione al rischio (a fronte di possibili elevati guadagni), una fiducia nella moneta virtuale, un orientamento alla crescita dei suoi utilizzatori, una affidabilità nel funzionamento e inviolabilità del sistema crittografico utilizzato. È “una scommessa sul futuro” e sulla capacità di tenuta di sistemi di pagamento innovativi e molto diversi da quelli tradizionali che potrà riservarci ancora tante sorprese.
Articolo a cura del professor Giuseppe Trdivo