Tanti compagni di avventura e quella lezione di berlinguer…

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Un racconto che copre 70 anni di intenso impegno politico e sociale è necessariamente contornato da compagni di viaggio. Tante le figure che Libo Riba colloca all’interno del suo libro. Su alcune di queste si sofferma in maniera particolare. Franco Revelli, in primo luogo: «Lui è stato il rinnovatore della federazione del Pci di Cuneo, ha una struttura politica e una dimensione culturale molto profonda e affascinante. Quando è arrivato lui, che aveva studiato un po’ alla Sorbona, vissuto a Madrid ed era culturalmente molto preparato, abbiamo capito che era finito il tempo del vecchio partito con i suoi comportamenti liturgici. Per me, e non solo per me, è stato il riferimento. Mi ha insegnato la Politica non come prassi, ma come continua evoluzione. Tuttora, se voglio concedermi due ore di buon respiro politico, le passo con lui». Anche la figura di Sergio Soave torna spesso nelle pagine del libro, e la cosa non stupisce, visto il percorso comune dei due. Ma parole di elogio Riba le riserva anche per persone meno vicine alle sue posizioni politiche, come il cebano Natale Carlotto, esponente di spicco della Coldiretti e della Democrazia Cristiana o, per rimanere in quell’area, gli albesi Giacomo Oddero e Tomaso Zanoletti. «Sono persone», commenta a riguardo il caragliese, «contraddistinte da un’idea alta della politica, per le quali il territorio non era solo terreno di conquista di preferenze, ma un luogo in cui collocavano il centro delle proprie passioni». E poi ci sono i grandi nomi della politica nazionale. «Ho molto cara l’esperienza presso il Comitato Centrale del partito», aggiunge Riba, perché mi ha consentito di vivere molte giornate di confronto con esponenti del mio partito del calibro di Berlinguer, Amendola, Ingrao. Ricordo con affetto la visita che il segretario Berlinguer fece a Cuneo, pochi mesi prima della sua scomparsa. Lo portammo a cena ai “Tre citroni” che era un posto d’élite dell’epoca e dopo mezz’ora a tavola disse: «Voi continuate, io vado a prepararmi per il comizio di domani”. Di notte mi fece chiamare per avere dettagli su un prete mandato al confine che voleva citare l’indomani nel suo discorso. Fu una lezione di modestia, di coerenza e di rigore».