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«Vaccini a tappeto per l’immunità»

Giuseppe Guerra, commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 presso l’Asl Cn1, analizza la campagna vaccinale in corso nel Cuneese

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È stato tra i primi, in provincia di Cuneo, a ricevere il vaccino an­ti coronavirus. Que­sto perché, ogni giorno, ha il difficile compito di verificare che la campagna vaccinale, i reparti allestiti per i pazienti Covid e le attività di tracciamento dei contagi funzionino al meglio. Lui è Giuseppe Guerra, commissario straordinario per l’emergenza nell’Asl Cn1.

Guerra, come sta? Il vaccino le ha causato effetti collaterali?

«Sto bene. Il giorno successivo mi sono svegliato con il braccio leggermente indolenzito, come può succedere fa­cen­do il vaccino antinfluenzale. Ma è passato in poche ore».

Quando ha in programma il richiamo?
«La seconda dose mi dovrebbe essere inoculata il 17 gennaio. Non so ancora se sarà al Santa Croce di Cuneo, come per la prima».

Quanti giorni devono trascorrere dal primo vaccino?
«In base alle disposizioni attuali, i richiami vengono programmati a 21 giorni dalla prima vaccinazione. Dalle informazioni che giungono dalla Gran Bretagna, pare co­munque che il richiamo possa funzionare anche se fatto a 24-26 giorni di distanza. Vedremo quali indicazioni ci verranno date».

Perché è necessaria la seconda dose?
«Il vaccino, dopo la prima inoculazione, innalza il livello anticorpale, ma non a sufficienza, tanto che alcune persone che hanno già il Covid in incubazione potrebbero svilupparlo. È la seconda vaccinazione che assicura la risposta anticorpale più significativa. Resta da capire quanto sia duratura l’immunità garantita dal vaccino. Si tratta certamente di diversi mesi».

State somministrando il vaccino Pfizer-BioNTech?
«Sì, per ora è l’unico disponibile».

Come vengono con­ser­vate le fiale?
«All’interno di 2 congelatori utilizzati abitualmente per il plasma: uno si trova a Sa­vigliano, l’altro a Mondovì. Rag­giungono la temperatura di meno 80 gradi centigradi».

Quante dosi avete a disposizione?
«Il congelatore di Savigliano può accogliere 30 vassoi “porta vaccini”, quello di Mondovì 60. Al momento, abbiamo ricevuto 8 vassoi. Considerando il fatto che ciascun vassoio può contenere 195 fiale e che da ogni fiala si possono ricavare fino a 6 vaccini, le dosi al momento a nostra disposizione sono 9.360; nella prima fase, l’obiettivo è somministrare 26 mila vaccini».

Chi sono i “vaccinandi” della “fase uno”?
«Gli operatori sanitari, i medici di famiglia, i pediatri, gli ospiti e il personale delle Rsa, chi lavora presso strutture ospedaliere e i vo­lontari del soccorso. Negli ultimi giorni sono stati compresi anche i libero professionisti del settore».

Dove vengono somministrati i vaccini nell’Asl Cn1?

«Vacciniamo presso i centri di Saluzzo, Fossano, Ceva e Cuneo, oltre che a Savigliano e Mondovì. Gli ospiti delle Rsa vengono invece vaccinati a domicilio».

Quanti vaccini inoculate ogni giorno?
«Circa 700, ma ora che abbiamo iniziato a somministrare i vaccini nelle Rsa dovremmo arrivare a 900. Nel momento in cui rispondo alla sua domanda (lunedì 11 gennaio, nda) sono quasi 3mila le persone che sono state vaccinate».

Qualcuno si è sentito male?
«Solo in un paio di casi si sono registrati lievi effetti collaterali, ma nulla di grave».

L’attività è complessa?

«Ce la stiamo mettendo tutta. Operiamo senza sosta, anche il sabato e la domenica. Non è banale nemmeno l’attività di “contatto” delle persone da vaccinare».

Il vaccino non è obbligatorio. Qual è la risposta?

«Finora l’adesione dei dipendenti dell’Asl Cn1 ha quasi raggiunto l’80%, una buona percentuale con­siderata la non obbligatorietà del vaccino, ma anche alla luce del fatto che, in generale, si dovrebbe vaccinare almeno il 70% della popolazione per raggiungere la cosiddetta “immunità di gregge”».

La situazione negli ospedali?

«Siamo al lavoro per stringere un accordo con una struttura privata che, ospitando pazienti Covid, consenta di alleggerire il carico che grava sugli ospedali di Sa­vigliano e Mondovì; ciò faciliterebbe la gestione delle patologie ordinarie. In parallelo, con­tinueranno a curare i casi di Covid anche i nosocomi di Ceva e Saluzzo».

Scoppierà una terza ondata?

«È difficile rispondere, anche alla luce delle tante varianti di Covid che si stanno diffondendo. In ogni caso, il Piemonte si sta “comportando” bene, grazie anche ai suoi ospedali che stanno rispondendo in maniera adeguata».

Le priorità?
«Tamponi, “screening” nelle scuole e campagna vaccinale».

Si inizia a intravedere la fine?
«Il vaccino è un elemento di grande speranza. Bisogna procedere a spron battuto. Se si riuscisse a rea­lizzare una vaccinazione il più possibile globale in tempi brevi, gli effetti potrebbero essere molto significativi e ci si preparerebbe a mettere la parola “fine”».