«Ci siamo emozionati salvando il delfino»

Il veterinario novellese Massimo Vacchetta ha coordinato il progetto

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Finalmente Kasya è in salvo. Kasya, la delfina che stava morendo di solitudine nell’ormai chiuso Milad Tower’s Dolphinarium di Teheran, grazie alla ferrea determinazione di quattro attivisti e di una manciata di volontari dal cuore grande, ha trovato una nuova casa nel Kish Dolphin Park, a Kish Island, al largo della costa meridionale dell’Iran, nel Golfo Persico.
La storia di Kasya, resa pubblica nell’aprile 2020 grazie a un video e a una petizione promossa da Thomas Mo­reau di YouCare France sulla piattaforma Chan­ge.org, che ha raggiunto 80.000 firme in pochi giorni, aveva attirato fin da subito l’impegno dell’associazione “Centro Re­cupero Ricci La Ninna” di Novello, ai cui sforzi, a dicembre 2020, si sono uniti l’associazione “Salvia­mo gli Orsi della Luna” di Bologna e il Consolato Iraniano a Milano nelle persone del diplomatico Da­ryoush So­wlat e del segretario Moham­mad Siahjani.
Il merito di questo risultato va: all’energia del veterinario novellese Massimo Vac­chet­ta, del Centro Recupero Ricci La Ninna, noto per il suo impegno a protezione dei ricci e dell’ambiente; alla volontà di Carmen Aiello dell’associazione “Salviamo gli Orsi della Luna”; alla disponibilità del veterinario iraniano Amir Shirazin, direttore dell’Iran Caspian Seal Conservation Center; all’abnegazione del veterinario russo Ivan Zatsepilov, che si è preso cura della delfina all’interno della struttura di Teheran; alla preparazione del veterinario italiano Mar­co Campolo e del collega spagnolo Manuel Garcia Hart­mann che hanno dato il loro importante contribuito e continueranno a occuparsi di Kasya a Kish Island; all’attenzione del Consolato iraniano a Milano; all’impegno della famosissima attrice iraniana Mitra Hajjar; all’efficienza delle volontarie Silvia Bianco ed Emanuela Novati e dell’attivista russa Venera Gumerova; alla collaborazione del proprietario Homa­yo­nreza Shahbazkia.
«A dicembre 2019 Alpha, la delfina che per anni ha diviso la vasca con Kasya, è morta improvvisamente e Kasya è caduta in depressione da solitudine: senza la sua amica si sentiva persa, non aveva più voglia di vivere», racconta il dottor Mas­simo Vacchetta, responsabile del Centro Recupero Ricci La Ninna. «La situazione si è aggravata quando, a febbraio 2020, il delfinario è stato chiuso a causa del Covid. Kasya ha vissuto mesi di apatia, nei quali non nuotava, mangiava pochissimo, sembrava volersi abbandonare alla morte. Il collega Zat­se­pilov ha avuto un ruolo es­senziale per la sua ripresa: ogni giorno, nonostante l’e­mergenza sanitaria, le è sta­to accanto con una dedizione eroica. Ha vissuto nel delfinario per non abbandonarla e, grazie alle sue cure, piano piano, Kasya ha ricominciato a mangiare, a nuotare, a vivere».
I tentativi di darle una nuova casa sono stati molti, estenuanti le trattative e i contatti. I volontari del team coordinato dal dottor Vacchetta hanno promosso una raccolta fondi per creare una vasca di riabilitazione in una riserva marina protetta nel Mar Nero. La vasca era quasi pronta quando è insorto un nuovo ostacolo.
Spiega il veterinario di Novello: «La finestra temporale per trasferire la delfina in quella vasca di riabilitazione, che attinge l’acqua dal Mar Nero, è limitata ai mesi estivi, quando la temperatura dell’acqua è di 22°C, come quella del delfinario. Ma l’estate è trascorsa senza riuscire a trovare contributi sufficienti per pagare un volo speciale e costoso come quello necessario per trasferire un delfino. E così abbiamo dovuto cercare nuove soluzioni».
Le possibilità balenavano all’orizzonte e poi svanivano, come miraggi, facendo precipitare gli attivisti nello sconforto. Dopo la chiusura definitiva del Milad Tower’s Dolphinarium, il trasferimento di Kasya è diventato essenziale per la sua sopravvivenza. La situazione è precipitata a inizio gennaio, quando si è aperto uno squarcio nel tetto del delfinario di Teheran e il suo impianto di filtraggio è risultato esausto.
Le speranze erano ridotte a un lume, ma la tenacia degli attivisti è stata premiata e finalmente, dopo anche un contrattempo con il volo “charter”, il 14 gennaio Kasya è volata a Kish Island.
Il trasferimento è stato complesso: per far entrare Kasya nella vasca da trasporto sono state necessarie ore e svuotare quasi completamente il delfinario di Teheran e, nonostante fosse sedata, la delfina ha mostrato segni di stress. Durante il viaggio, Kasya è stata immersa in una vasca, allestita appositamente smontando parte dei sedili dell’aereo. A starle accanto c’era un team, coordinato dai veterinari Amir Shirazin e Ivan Zatsepilov, composto da Mojtaba Ebadi, senza il quale non sarebbe stato possibile il trasporto aereo, dal videomaker iraniano Kata­yoon Jahangiri e da Moaha­mad Norouzian, cameraman e fotoreporter, che hanno documentato tutte le fasi del trasferimento.
«Il Kish Dolphin Park accoglierà Kasya, le permetterà di stare al sicuro e di ritrovare la vitale relazione con altri delfini», specifica Carmen Aiello di Sal­via­mo gli Orsi del­la Lu­na, associazione che da anni si dedica al salvataggio degli orsi nel Sud-Est Asiatico e alla tutela dei gran­di mammiferi. «Stiamo lavorando perché questa non sia comunque la soluzione definitiva. Con il supporto del veterinario Marco Cam­­­po­lo, di Manuel Gar­cia Hart­mann, veterinario ed esperto in mammiferi marini, e degli altri colleghi, si valuterà la possibilità di trasferire Ka­sya in un centro di riabilitazione con l’obiettivo di regalarle la libertà in un’area marina completamente protetta».