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L’opinione di Massimo Recalcati

«Ragazzi, spiegate ai genitori che non siete vittime. la realtà è spesso aspra, ma dopo ogni caduta ci si deve rialzare. il covid lo insegna»

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IL FATTO
Scuole chiuse e studenti confinati davanti ai pc di casa senza possibilità di confronto. un’emergenza, si diceva: ma la riapertura è sempre rinviata.

Va controcorrente Massimo Re­cal­cati, psicoanalista milanese, pro­­tagonista di trasmissioni di approfondimento in Rai come “Lessico famigliare” prima e “Lessico civile”, poi.
Andare controcorrente al giorno d’oggi significa en­trare nel gioco delle polarizzazioni e sostenere opinioni opposte a quelle della maggioranza degli utenti. Il che non vuol dire nulla: potrebbe essere una mossa eclatante, buona solo per l’autostima oppure, chissà, un’azione rivelatrice.
Veniamo ai fatti. Si discute tanto della mancata riapertura delle scuole in tempi di chiacchieratissima pandemia. Di fatto, milioni di studenti devono rinunciare a un naturale confronto didattico e sociale, ripiegando su un uso smodato (perché si aggiunge alla sempre più diffusa attività ludica) dell’online.
Ma Recalcati dice: «Quan­do mai un processo di formazione avviene seguendo una traiettoria ideale? Chi si occupa a diverso titolo di formazione sa bene che quello che dà davvero forma alla nostra vita non è mai nell’ordine dell’ideale. I maggiori effetti formativi si generano non a partire dai successi o dalle gratificazioni, dalle prestazioni mirabili o dalle affermazioni senza intoppi, ma dalle cadute, dai fallimenti, dalle sconfitte, dagli smarrimenti». Può essere vero, purché dopo la caduta ci sia sempre una gratificazione.
Il professore insiste: «I nostri figli non si trovano forse confrontati con l’a­sprezza del reale invece che con il mondo sempre un po’ ovattato dell’ideale? Ogni processo autentico di formazione non è mai un percorso lineare, privo di interruzioni o di avversità, non è mai come percorrere un’autostrada vuota. Il mo­vimento proprio di ogni formazione è spiraliforme e riguarda innanzitutto la capacità di rispondere alla ferita e al trauma: come ci si rialza dopo essere caduti?». Parliamo della famigerata resilienza? Qualcosa di simile. Gli esseri umani in tempi di Covid si sono convinti che vivere è sofferenza, anche se dovrebbero convincersi che bisogna fare in modo di vivere per essere felici.
«Come si riparte, come si riprende il cammino dopo essersi smarriti?», Recalcati spiega ancora, «Ogni formazione è fatta di buoni e di cattivi incontri, di buona e di cattiva sorte. I genitori contemporanei (ben prima del Covid) vorrebbero invece escludere per i loro figli l’esperienza dell’ostacolo e dell’impatto aspro con il rea­le, la sofferenza e la frustrazione». E questo è sbagliato, sottolinea Recalcati, perché così si rischia di «vittimizzare i figli e un’intera generazione». E conclude: «Coraggio ragazzi, siete sempre in tempo, anche se in ritardo». Siete d’accordo?

BaNNER
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