La notizia “tecnologica” della settimana è senza dubbio quella che riguarda WhatsApp e, in particolare, la decisione del colosso della messaggistica istantanea di aggiornare i termini di servizio e l’informativa sulla “privacy”. Una scelta che ha innescato polemiche su polemiche; tutto ciò a beneficio della concorrenza che ne ha subito approfittato. In particolare, il principale “competitor”, Telegram, ha visto crescere i propri utenti di 25 milioni di unità in appena 72 ore, mentre un’altra “app” di messaggistica, Signal, ha raggiunto la testa delle graduatorie delle applicazioni “di tendenza”, superando velocemente i 50 milioni di “download”.
WhatsApp, dal canto suo, è corso ai ripari, mettendo online una nuova pagina dedicata alle domande più frequenti con il chiaro intento di bloccare la migrazione dei propri utenti, preoccupati per la sicurezza dei loro dati.
L’“app” di messaggistica, nello specifico, ha sottolineato come l’aggiornamento dell’informativa non riguardi per nulla la “privacy” dei messaggi scambiati con amici e familiari. Al contrario, l’aggiornamento include modifiche che riguardano le funzioni di messaggistica “business” (relative alle utenze commerciali), peraltro del tutto facoltative, e offrono maggiore trasparenza sulle modalità di raccolta e utilizzo dei dati da parte di WhatsApp stesso. Poi, una serie di indicazioni che sgombrano il campo dai dubbi. Anche con l’ultimo aggiornamento dei termini, né WhatsApp né Facebook (dal 2014 proprietario dell’“app”di messaggistica) possono leggere i messaggi privati degli utenti e nemmeno ascoltare le loro chiamate. «Tutto ciò che viene condiviso tra gli utenti rimane privato, perché i messaggi personali sono crittografati “end-to-end”. Questa misura di sicurezza non verrà mai indebolita e, all’interno di ciascuna chat, è presente un’etichetta in cui si ribadisce questo impegno», si legge scorrendo la nuova pagina informativa sulla “privacy”.
Lo stesso principio viene applicato sia alla funzionalità per la condivisione della posizione, protetta dalla crittografia “end-to-end”, sia alla rubrica, a cui WhatsApp avrà accesso solo previo consenso dell’utente e senza comunque mai condividere la lista dei contatti con altre applicazioni offerte da Facebook. Si precisa anche che WhatsApp non tiene traccia delle persone con cui si effettua una chiamata o a cui si inviano messaggi, che i gruppi restano privati, che è possibile attivare i “messaggi effimeri” (quando l’impostazione è attiva, i messaggi non saranno più visibili nelle chat dopo l’invio) e che è possibile scaricare i propri dati. Alla luce delle polemiche, WhatsApp ha deciso di far slittare di tre mesi (dall’8 febbraio al 15 maggio) la data entro la quale sarà necessario per tutti gli utenti aver accettato la revisione delle modifiche dei termini sulla “privacy”. Questa proroga consentirà agli utenti di rivedere ed eventualmente accettare i nuovi termini dell’applicazione per “messaggiare” più conosciuta al mondo.