Home Articoli Rivista Idea La regina della neve

La regina della neve

Dietro un volto timido e gentile, Marta Bassino nasconde una forza infinita che le ha permesso di superare gli ostacoli e raggiungere l’olimpo dello sci, dove oggi brilla, splendido diamante dello sport cuneese, nel segno di una tradizione di grandi successi

0
266

Cinque vittorie in Coppa del Mondo: la nuova valanga rosa ha il sorriso di una ragazza di Borgo San Dalmazzo, messa sugli sci da papà Maurizio a due anni e diventata regina della neve. Marta Bassino accarezza il suo momento magico senza tradire la semplicità: rimane avvinghiata alle radici, disincantata come se ancora giocasse sulle piste di Entracque, a misura di bambini. Tra Lurisia e Limone Piemonte, a due passi da casa, ha imparato a scendere con la leggerezza di una farfalla e così parlano di lei al Fan Club sorto in paese che oggi ha tesserati in tutta Europa: avevano anche pensato di cambiare simbolo, poi hanno scelto di rimanere fedeli alla lumaca che rappresenta Borgo San Dalmazzo. La piccola Marta non cadeva mai, era velocissima e sempre allegra. Sognava, o forse sentiva, di diventare una campionessa. Fino a dodici anni ha praticato anche ginnastica artistica, e chi l’ha vista volteggiare giura sarebbe arrivata lontano, alla fine ha scelto l’ebbrezza bianca, lo sci come realizzazione e non solo più divertimento. Ha bruciato le tappe, suggerito paragoni ingombranti: non aveva nemmeno 19 anni quando fu convocata per il Mondiale di Vail. Lambita dalla delusione azzurra, faticò a mantenere le promesse, però non ha mai smesso di credere in se stessa, lavorare duro, aspettare l’occasione. L’aspetto delicato, il sorriso gentile che s’allarga tra i lunghi capelli biondi, quella timidezza mai davvero sconfitta che trasforma ogni intervista in scalata, rischia di ingannare chi si ferma alle apparenze e non ha la fortuna di conoscerla: Marta ha dentro una forza infinita e nello sport sa essere cattiva, non s’è mai lasciata abbattere o travolgere dagli eventi. «Forse», sospira, «dopo i primi podi da me ci si aspettava tanto, però non era così scontato e ho dovuto superare alcune bufere: ne sono uscita rafforzata, sentivo il bisogno di aggiungere esperienza».
La svolta un paio d’anni fa, poi la consacrazione, l’abitudine al successo. Il capitolo più bello di una fiaba in cui si racconta di una bimba cresciuta senza bambole, all’aria aperta, saltellando su un tappeto elastico davanti casa, che è troppo facile ribattezzare Heidi e invece chiamavano Dory, come il pesciolino smemorato del “cartoon”. Scorda parecchie cose, confessa, ma non ha mai dimenticato di essere forte e oggi la fiaba racconta di una campionessa 24enne che conquista la montagna eppure non ama il freddo, che adora l’azzurro del mare e appena può si rifugia al caldo. In mezzo, una ragazzina che studia al liceo sportivo di Limone e rinuncia al divertimento dell’adolescenza per essere ogni mattina presto sulle piste. Sempre con il sorriso, mai oggi con un’ombra di rimpianto. E non perché è famosa e ammirata, diamante dello sport cuneese, erede della tradizione bianca di Stefania Belmondo e Paolo De Chiesa: no, Marta è felice perché ha trasformato una passione in professione, perché l’agonismo non graffia il senso di gioia e di libertà che sentiva da piccola quando s’allenava con il papà maestro di sci. Se stessa in pista, se stessa sempre: orgogliosa del suo paese, appagata da una semplice passeggiata in via Roma a Cuneo, benché cittadina del mondo, sportiva ormai senza confini, immersa negli studi di inglese ma tenerissima quando prova a parlare in dialetto, come i nonni e come i fratelli, lei che lo capisce benissimo ma più portata all’italiano. È felice perché ha realizzato i sogni, e altri ne srotola. Senza proclami. Lavorando duro per raggiungerli.