Il fatto
Dopo il taglio delle dosi Pfizer e Astrazeneca, si prevedono ritardi nelle consegne.
Come procede il programma delle vaccinazioni?
Ci sono volti destinati a restare nella storia di questa pandemia che in un modo o nell’altro ha caratterizzato la nostra vita e che condizionerà il futuro di tutto il pianeta. Quando un domani si racconterà che cosa è successo a partire dai primi mesi del famigerato 2020, ovvero la diffusione di un nuovo virus in Cina, i primi contagi in Europa e, ahinoi, soprattutto in Italia, scorreranno nuovamente le immagini di questi mesi caratterizzati dai tanti virologi chiamati a esprimersi in diretta su cause, conseguenze e scenari del Covid-19.
E un volto simbolo della pandemia epidemiologica, uno tra i più popolari, è certamente quello del professor Andrea Crisanti. Anche lui, come i suoi colleghi, ha spaccato l’opinione pubblica quando, nei primi giorni del virus, fu tra i più severi nel prevedere gli sviluppi dei contagi e tutte le conseguenze peggiori. Recentemente, dopo aver espresso cautela nel momento in cui la Pfizer annunciò trionfalmente la distribuzione del vaccino, è tornato a parlare a proposito della cosiddetta “variante inglese” sottolineando che «per stare tranquilli e difenderci anche dalla variante inglese occorre che il 75-80% della popolazione sia vaccinata». Alla luce dei ritardi e dei tagli delle dosi, il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova e docente di microbiologia dell’ateneo cittadino ha sottolineato l’importanza di seguire un programma da qui ai prossimi mesi: «Bisogna avere un elenco, una sorveglianza delle varianti Covid-19, è prioritario per vigilare che non siano introdotte nel nostro territorio, anche perché potrebbero rendere inefficaci i vaccini».
Si è parlato molto anche dei ritardi dei vaccini prodotti da Pfizer e a questo proposito Crisanti spegne gli allarmismi: «È normale, l’azienda ha ricevuto un numero enorme di richieste e i loro laboratori hanno avuto dei problemi nella produzione, ma non bisogna creare preoccupazione, perché tutti hanno chiesto più dosi, quindi serve una fase di adattamento. All’inizio del prossimo mese la situazione dovrebbe migliorare».
Altra questione, la protezione del vaccino. «Ormai sappiamo», ha detto Crisanti, «che la prima dose ha un livello di protezione intorno al 30-35% a quattordici giorni, quindi è assolutamente importante completare la seconda dose nei tempi previsti. Di conseguenza c’è un rallentamento in tutto il sistema di vaccinazione; non si può fare la prima dose e poi aspettare più dei tempi previsti dal protocollo approvato. Dobbiamo rispettare le procedure, altrimenti scardiniamo la fiducia degli italiani nel vaccino».