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L’uomo da 100 milioni di visualizzazioni

Il 28enne astigiano Andrea Napodano, in arte Sotomaior, spopola su YouTube e ha appena pubblicato un fumetto, parodia di Among Us

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Un buon criterio per stabilire l’età di un interlocutore consiste nel chiedergli se conosca Among Us. Se sì, vuol dire che è tendenzialmente giovane. O, al limite, genitore di un giovanissimo il quale, come la stragrande maggioranza dei suoi coetanei, si è lasciato ammaliare dal videogioco più popolare del momento e il gioco più “streammato” di settembre 2020. In caso contrario, potete consigliare al fantomatico interlocutore di leggere l’intervista ad Andrea Na­podano, per inquadrare una realtà parallela a quella in cui vivono.

Classe 1992 di Nizza Mon­fer­rato, Andrea Napodano è quello che si potrebbe definire un “self made man 2.0”. Un uomo che ha costruito da solo le proprie fortune partendo da zero, mettendo a frutto il proprio talento grazie alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie e trasformando una passione in qualcosa di più.

«Alle superiori ho frequentato ragioneria, più per vicinanza e comodità che per altro», esordisce Andrea, «e una volta ottenuto il diploma mi sono detto: “Non ho idee chiare sull’Università, me­glio non sprecare denaro e tem­po”. Così ho deciso di andare a lavorare. Il primo curriculum fatto pervenire a un supermercato della zo­na mi è valso l’assunzione. So­no rimasto lì per 6 anni. In­tanto però, come passatempo, ho aperto il mio canale YouTube, Soto­maior10tv. Era l’11 gennaio 2013».

Cosa l’ha spinta ad aprire un canale Youtube?

«Avevo tanta voglia di raccontare qualcosa, di dire la mia e farlo con il mio stile e la mia ironia, sfruttando al massimo la creatività e la fantasia che mi hanno sempre accompagnato, da quando ero piccolo. Una passione che sfocia in orgoglio per i molti commenti e critiche positive ricevute. Una delle prime frasi che ho detto sul canale è stata “video per strappare almeno un sorriso”, forse perché ogni tanto si vuole staccare la spina, staccare la testa e lasciarsi andare con un video leggero, simpatico, anche di un minuto, che non ti fa pensare al resto. I numeri trovano il tempo che trovano, in ogni caso penso che un dato sbalorditivo siano le visualizzazioni totali, oltre 100.000.000; qualcosa che mi rende fiero di un percorso che ho iniziato così per gioco».

Anche il dato degli iscritti al canale, 450 mila, è molto significativo…

«La visibilità è ciò che conta di più, ma una volta ottenuta bisogna impegnarsi per mantenerla. Nei miei video ho cercato di essere sempre aggiornato anche sotto il profilo del linguaggio, provando a capire quali contenuti fosse meglio inserire».

Che competenze occorrono per realizzare le sue creazioni? 
«Da un punto di vista tecnico lavoro in vettoriale e per me è fondamentale la tavoletta grafica. Non mi sono mai distinto particolarmente nel disegno a mano libera, ma sono sempre stato bravo nell’osservare una cosa e poi rifarla. Un po’ di capacità tecnica occorre, ma la parte più rilevante è la scrittura del video. I tempi comici, per esempio, sono decisivi. Riuscire a far ridere o meno può dipendere da un se­condo di ritardo nell’inserire una scena o far dire una battuta. A livello di creazione della storia, lo scoglio è trovare la prima scena; il resto viene da sé o quasi. Mi occupo personalmente di tutte le fasi della costruzione del video; dalle animazioni al doppiaggio e al montaggio».

Quale è stato il suo primo video?

«Al tempo andava per la maggiore il film “Twilight”, che era assai parodiato. Feci un video molto molto semplice, con un microfono da supermercato e grafica basic su “Come creare Twilight da soli in poche mosse”…»

Poi arrivò Feffa la Cagna?
«Feffa, inizialmente, era la parodia di Peppa Pig e si chiamava Peppa la Maiala, una versione un po’ più veritiera, strafottente e me­no “politically correct” dell’originale, ma con una morale. I responsabili di Peppa Pig Italia ebbero a lamentarsi per una scena in cui la mia Peppa aveva un’arma in mano. Non la usava per fare male a nessuno, però dissero che poteva creare problemi e mi fecero rimuovere il materiale. Così ho tolto video con milioni di visualizzazioni ed è stato un brutto colpo. Dopo quell’episodio, ho creato Feffa, che è diventato un cartone a sé stante».

Ha in mente un preciso pubblico di riferimento per i suoi video?

«Il mio intento è di creare un prodotto che vada bene per qualsiasi età e che sia fruibile con diverse chiavi di lettura. Feffa, in particolare è un po’ il “mood” di tutti. Per questo anche i grandi l’adorano e non faticano a mettersi nei suoi panni».

Da pochi giorni è uscito il suo primo libro a fumetti. Come è strutturato?

«Il libro è formato da dieci parodie a fumetti del gioco di ruolo Among Us. Una è dedicata a una serie tv molto famosa; un’altra vede protagonista “La signora in giallo” la quale, come Don Matteo, dovunque vada, incappa in un morto…»

Passare dal realizzare video al disegnare le tavole per un fumetto non deve essere proprio una passeggiata…
«Sicuramente è complicato passare da una comicità video a una cartacea, soprattutto perché cambiano i tempi comici. Non avevo nemmeno grande esperienza a riguardo: mi è capitato soltanto di fare qualcosa su Instragam. Nella mia testa creare un prodotto che non contenga suoni e animazioni è stato difficile, soprattutto per la pri­ma storia».

Come vive l’attesa dei primi pareri del pubblico?
«Il 2020, sembra un “meme” solo dirlo, mi ha insegnato a pensare più al presente e non troppo a futuro. Quando si è prospettata la possibilità di realizzare il fumetto ho esultato, ma come se non mi riguardasse in prima persona. Mi sembra quasi che Sotomaior e Andrea siano due entità distinte, che si uniscono solo quando mi metto al lavoro per le mie creazioni».