Cinquant’anni fa Barolo e i barolesi scelsero di acquisire il Castello Falletti perché diventasse un bene pubblico del Comune. Fu una scelta di coraggio e di indiscutibile lungimiranza, in un momento in cui il maniero si presentava in condizioni precarie e non era facile reperire risorse per i lavori di ristrutturazione, tanto meno immaginare, dopo anni di abbandono, un futuro da protagonista.
La realtà è andata ben oltre le aspettative. Grazie all’interessamento delle istituzioni e degli enti locali del territorio, provinciali e regionali, che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno, grazie a un’innata capacità della gente di Langa di rimboccarsi le maniche e lavorare per il bene comune, oltre che alla volontà di fare sistema e di collaborare, soprattutto tra pubblico e privato, che da sempre caratterizza una terra già benedetta dalla natura, lavorata sapientemente dall’uomo e riconosciuta nel 2014 patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, oggi il castello di Barolo, con il suo Museo Internazionale del Vino, l’Enoteca Regionale e tutte le attività che ospita e promuove, rappresenta un polo internazionale di cultura, enologia e turismo, visitato ogni anno da migliaia di turisti che provengono da tutto il mondo.
Ora, in occasione dei cinquant’anni dall’acquisizione dell’edificio, l’Amministrazione Comunale promuove una nuova pubblicazione, una nuova occasione per conoscere vite, vicissitudini e profili di uomini e donne di talento che hanno fatto sì che il comune di Barolo entrasse (e rimanesse) nella storia. “1870-1970: storia del Collegio Barolo” è il titolo del volume che i cittadini barolesi stanno ricevendo in questi giorni nelle proprie case. Molti lo hanno già ricevuto entro il 30 dicembre, data in cui fu stipulato il contratto di vendita del castello dall’Opera Pia Barolo al Comune.
Proprio grazie alla collaborazione con l’Opera Barolo di Torino, alcuni anni fa Walter Mazzocchi, l’attuale sindaco Renata Bianco e Pierangelo Vacchetto hanno voluto promuovere una ricerca storica su materiali diversi per continuare a documentare le radici del territorio e per quasi due anni hanno frequentato Palazzo Barolo.
Questo è il primo lavoro frutto di queste approfondite ricerche a cui ne seguiranno altre su argomenti che interessano da vicino la vita barolese.
La veste grafica, poi, è stata pensata mantenendo le linee che hanno caratterizzato il libro edito sempre dall’Amministrazione Comunale di Barolo nel 1990, dal titolo “Castello Comunale di Barolo 1970-1990: storia di un recupero” che ripercorreva i vent’anni che hanno trasformato il castello da residenza storica-collegio a simbolo di una comunità e di un territorio con l’obiettivo di promuovere, anche a fini turistici ed economici, la storia e la cultura del suggestivo paese langarolo.
Attraverso le fotografie che corredano le 192 pagine del volume, si potranno inoltre ripercorrere le tappe dell’impegno e del lavoro svolto in questi cinquant’anni. Le immagini del castello del 1970 danno la misura del recupero-salvataggio del maniero compiuto dal Comune di Barolo per riportarlo a punto di riferimento di una storia millenaria che ha visto nelle sue stanze alternarsi uomini d’armi e cultura, ma anche studenti e religiosi e che oggi incontra l’interesse sempre più ampio di persone di ogni generazione che amano la bellezza, la storia e l’enogastronomia.
«Nel nostro maniero c’è un tesoro unico»
Cresce l’interesse per il Castello Falletti di Barolo, protagonista del libro realizzato dal Comune insieme a Pierangelo Vacchetto