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Ci vuol fegato ad avere cuore

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Cara Elisa,
leggendo la tua testimonianza (specie le conclusioni) mi è venuta in mente una battuta di Woody Allen che in apparenza c’entra nulla: «Ho smesso di fumare. Vivrò una settimana di più e in quella settimana pioverà a dirotto». Mi sembra che, dopo esserti regalata questa (metaforica) settimana in più di vita ti sia andata a cercare volontariamente il posto più piovoso della Terra per trascorrerla. Mi spiego meglio: a che serve essere sopravvissuta a una brutta malattia, se poi decidi di non fare tutto il possibile per essere felice? Certo: è giusto e doveroso che la tua felicità contempli anche quella di chi ti sta intorno, in primis il tuo compagno, ma non può che partire dal tuo essere serena e soddisfatta.
Non è egoismo, anzi. Se un uomo ha fatto così tanto per te, senza nessuna garanzia di averne un tornaconto, giacché la tua condizione poteva avere un epilogo assai diverso, significa che vuole la tua felicità, non una ricompensa.
Dirò di più: costringerlo a stare con una persona che non l’ama più è il miglior modo di non contribuire alla sua felicità. Anzi, a contribuire alla sua infelicità e questo sì, denota pure un pizzico di preoccupante egoismo. Pen­si, perdonami la franchezza, di essere l’unica donna di cui lui si possa innamorare? Ovvio, all’inizio non la prenderà bene e lì per lì si sentirà tradito e usato. Sta a te fargli capire che non è così, che quel che ha fatto per te non sarà mai dimenticato e che per lui tu ci sarai comunque, quando ne avrà bisogno e non solo, a prescindere da quale sia il vostro rapporto.
Vera disponibilità e non riconoscenza imposta: questo è ciò che gli devi.