«ll discernimento tra una possessione e un problema di natura psichica non è sempre immediato», ammette il prete «e spesso chi si rivolge a me è già stato da medici specialisti senza successo e non di rado io stesso mi confronto con uno psichiatra. Come si distinguono le due realtà? Non è semplice tracciare una linea netta. L’ideale è non ricondurre tutto a Satana, ma non escluderlo mai del tutto. L’ascolto, la preghiera e l’invito a una vita di fede sono in ogni caso un passo essenziale in questo cammino. L’esorcista è soprattutto un evangelizzatore». «Non è possibile esorcizzare una persona non credente», precisa il sacerdote «poiché l’esorcismo è un sacramentale, come la benedizione, e non un sacramento. Il sacramento infatti agisce “ex opera operato” cioè è valido ed efficace al di là di chi lo opera, ovvero anche se la persona che lo pratica non è integerrima. Ad esempio, l’Eucarestia celebrata da una persona che il giorno prima abbia commesso un peccato grave, resta valida. I sacramentali come gli esorcismi, invece, agiscono “ex opera operantis”, richiedono, cioè, la fede e l’integrità di chi li vive per avere un’efficacia. Per questo è indispensabile che l’esorcista e la persona per la quale si esegue la preghiera siano unite nella fede. Capita che persone di fede musulmana richiedano un esorcismo, poiché non esiste un equivalente nella loro religione e in questo caso si chiede loro un atto di affidamento al Dio di Gesù Cristo. In tutti i casi il primo passo è l’ascolto. Talvolta si tratta di fatiche legate alla vita e alle relazioni che si possono alleviare attraverso un accompagnamento spirituale. Spesso le persone che mi chiedono aiuto entrano per la porta dell’esorcista ma escono da quella del prete».
«Possessione o disagio psichico? L’ascolto è fondamentale»
«Il Maligno è come un cane alla catena: morde chi entra nel suo raggio d’azione. Talvolta si esprime in lingue straniere sconosciute alla persona sottoposta ad esorcismo»