Guido Crosetto, in questa fase delicata per il “sistema Italia”, quale dovrebbe essere il ruolo della politica?
«Semplicemente il ruolo che già prima avrebbe dovuto avere. La politica deve rappresentare gli interessi del Paese, garantire la costruzione di un bene comune, la politica dovrebbe “servire”, nel senso di portare valori a vantaggio dei cittadini e no, invece, di abusare del suo potere».
Con Mario Draghi a capo del Governo cambierà qualcosa?
«Draghi ha un compito tecnico, in questo momento e per questa funzione è il miglior interprete possibile. È in grado di ridare all’Italia una credibilità sui mercati, come già sta accadendo in Borsa e per gli effetti sullo “spread”, ma, al tempo stesso, la sua grande competenza non può essere estesa ad altri settori come la sanità oppure la scuola».
Vale un po’ l’esempio che lei ha fatto durante il suo intervento a “Non è l’Arena”?
«Esatto, ho spiegato che se devo costruire una casa e so di avere il miglior architetto, ho comunque bisogno di ottenere altre informazioni: dove costruire la casa, con quali materiali, con quali costi e quali tempi…».
Crede che i politici al Governo lo faranno? Si preoccuperanno di costruire una casa abitabile?
«Non sono molto ottimista, temo che al Parlamento attuale manchi una visione».
Davvero rifiuterebbe un’eventuale proposta per un suo coinvolgimento al Ministero dell’Economia e delle Finanze?
«Ho detto che la gestione del Mef è di una difficoltà spaventosa e secondo me neanche gli ultimi due ministri ne sono stati all’altezza. Ho anche aggiunto che con Draghi premier, chi dovesse essere nominato al Mef potrebbe anche limitarsi ad aprire il giornale ogni mattina e fare tranquillamente colazione aspettando disposizioni dall’alto. Del resto, non è che tutti possano fare tutto. Personalmente potrei essere più adatto per altri ministeri, magari allo Sviluppo Economico oppure alla Difesa».
Se glielo proponessero, accetterebbe di essere coinvolto in altri ambiti?
«Dissi già di no alla coalizione “gialloverde” nel 2018, perché non ero convinto che ci fosse una solida maggioranza. Adesso, pur avendo grande stima per un personaggio come Draghi, avrei gli stessi dubbi».
Che cosa la convince di Draghi e che cosa le suggerisce qualche dubbio?
«Stimo Draghi per la sua professionalità, per l’enorme capacità lavorativa. Inoltre, è più politico di quanto si possa pensare. È nato come keynesiano, portato ai ruoli dirigenziali da Giulio Andreotti, è stato governatore della Banca d’Italia, non è certo un “ufo” in certi ambienti. Però vorrei capire quali saranno i meccanismi del suo Governo. Resterà forse prigioniero della maggioranza? Questo è il rischio vero e al tempo stesso una sua possibile debolezza. Potrebbe finire per pagare i litigi del Parlamento».
In teoria, per gestire i fondi del cosiddetto Next Generation Eu, è proprio Draghi la scelta migliore: è d’accordo?
«Per impostare con intelligenza una scalata futura, sì. Ma non può svolgere lui ogni compito, specialmente se, alla base, tutto resta come prima. È questo il tema centrale: risolvere il problema della burocrazia e delle regole da semplificare. Non a caso l’Europa insiste sul concetto: i soldi vanno a chi fa le riforme».
C’è chi dice che Draghi seguirà una linea decisionale ben definita e che, in altre parole, farà gli interessi delle banche e non delle persone comuni. Che ne pensa?
«Che ancora una volta sarebbe compito della tanto vituperata politica rendere conto alla base popolare delle decisioni che vengono prese. La politica attuale è ai minimi storici proprio perché negli anni ha sminuito il proprio ruolo preferendo accontentare piuttosto che governare. Draghi, però, non avrà questo problema: il suo incarico arriva dall’alto, non certo rispondendo alle aspettative (ai voti) di chi sta sotto. Draghi è un Monti più intelligente. Svolgerà il suo compito ed è chiaro che per portarlo a termine adotterà soluzioni anche dure».
Il centrodestra, che lei come politico ha rappresentato, quale peso avrà in questa eventuale legislatura tecnica con Draghi?
«Sarà in parte dentro al Governo e in parte fuori, ma non considero questo aspetto necessariamente negativo, perché ad esempio Fratelli d’Italia da fuori sarà in grado di dare un contributo più efficace che dall’interno. Per il resto mi aspetto battaglie sui temi della giustizia e della sburocratizzazione del sistema».
Quali ricadute immagina per il territorio, in particolare sul Cuneese?
«Se riparte davvero l’economia, le ripercussioni saranno buone per tutti, a maggior ragione per quei territori che sono abituati a puntare sul lavoro anche nei periodi di grande difficoltà. Per quanto riguarda Cuneo, quindi, se ad esempio ci sarà un alleggerimento su molti ostacoli della burocrazia e della pressione fiscale, sarà più facile recuperare in fretta posizioni».