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La proposta di Beppe Ghisolfi a Mario Draghi: un miliardo per l’educazione finanziaria

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Un miliardo di ottime ragioni a sostegno dell’educazione finanziaria e del suo stabile e definitivo inserimento della programmazione didattica e formativa in generale degli studenti e anche delle loro famiglie. Un miliardo di euro è lo stanziamento contenuto nella proposta-richiesta a favore di tale disciplina che il banchiere e scrittore Beppe Ghisolfi indirizza a Palazzo Chigi, all’attenzione del premier incaricato Mario Draghi (i due sono insieme nella foto a destra) chiamato a guidare l’imminente Governo di unità nazionale. Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea dal 2012 al 2019 e creatore del “quantitative easing”, il programma di acquisto massivo dei titoli di Stato che ha permesso il salvataggio delle economie della Ue e il drastico calo del costo del debito pubblico, si è ulteriormente contraddistinto per una serie di interventi che ne hanno ribadito il pensiero a favore della creazione di un ambiente ottimale per realizzare le prospettive delle giovani generazioni attraverso il cosiddetto “debito buono”, ossia un piano di investimenti pubblici che puntino su alta formazione e innovazione. Un contesto favorevole alla stabile affermazione della disciplina del­l’educa­zio­ne fi­nan­ziaria come ma­teria con autonoma di­gnità e in grado, come programma scolastico, di o­rientare le nuove ge­nerazioni ver­so l’attenzione e la cura dei risparmi personali e familiari con lo stesso livello di concentrazione dedicato ma­gari alla scelta dell’ultima app o dell’ultimo modello di telefono mobile. Se facciamo le comparazioni fra la proposta del banchiere scrittore fossanese, attuale vicepresidente e tesoriere del gruppo europeo delle casse di risparmio e una stima dei costi diretti e indiretti della mancata educazione finanziaria, si arriva alla somma di 1.600 dollari, ossia 1.300 euro a persona di mancato investimento redditizio del proprio risparmio o di investimento non consapevole. Un costo sociale enorme, se si considera la necessità che l’enorme massa finanziaria, accantonata e non spesa dalle famiglie nei mesi del Covid e del “lockdown”, rappresenta a oggi il solo polmone finanziario dedicabile al rilancio e alla ripartenza del Paese.