Replicare le iniziative di successo è facile. Con questo spirito proseguono le conversazioni de “La via selvatica”. Venerdì 12 febbraio infatti, sul sito www.ceretto.com sarà possibile vedere e ascoltare il navigatore Ambrogio Beccaria in dialogo con Matteo Caccia.
“La via selvatica” è un progetto curato da Matteo Caccia e proposto dalla Famiglia Ceretto, che si compone di 12 dialoghi in grado di far emergere le esperienze profonde dei protagonisti. È un percorso lungo un anno che indaga la natura selvatica e autentica, le sue regole immutabili, la sua ostinata capacità di ripetersi, la sua ricerca di un’armonia smarrita, di un equilibrio virtuoso in cui l’uomo sia capace di interagire con rispetto nella consapevolezza che la vera protagonista è la natura.
«Correre a tutta velocità sulla superficie dell’oceano, con la sola forza del vento. È questo che interessa ad Ambrogio Beccaria, il nuovo Giovanni Soldini, un ragazzo di 30 anni che trova nella solitudine di un velocissimo guscio di noce a vela il proprio personale significato di libertà». Matteo Caccia introduce così il protagonista della conversazione dal titolo “Burrasche e calme”: in mezzo all’acqua e al vento. Navigare i mari del mondo rimanendo vicini alla parte più selvaggia di sé.
«Finché tu marinaio sei dentro la barca non ti succede niente, dopo di che devi pensare a preservare la barca, perché in quei momenti ogni schiaffo sull’onda, ogni raffica troppo forte la senti fisicamente. Io mi ricordo che quando stavo navigando nell’unica tempesta che ho preso e la barca cadeva dalle onde io urlavo ed era un istinto come di dolore per paura di cadere, perché appunto la barca diventa un po’ una parte di te», racconta Ambrogio Beccaria, milanese classe 1991, laureato in Ingegneria nautica. Il giovane si avvicina alla navigazione già a quattordici anni presso il Velamare club in Sardegna. Partecipa a campionati e regate quali Tre Golfi di Napoli, Orc in Liguria, Giraglia, Middle Sea Race e 151 Miglia. Si è posizionato sul podio in numerose competizioni internazionali, tanto che nessuno “skipper” italiano ha, a oggi, raggiunto risultati simili: si è aggiudicato più volte il campionato italiano Mini 6.50, si è classificato primo alla Mini en Mai, al Map, al MiniFastnet, alla Sas, alla Duo Concarneau, al Championnat de Course au Large en Solitaire, alla Pornichet Select, al Map e al Mini Fastnet. È stato inoltre il primo navigatore italiano nella storia a vincere la Mini Transat, transatlantica in solitario su barca di sei metri e mezzo senza comunicazione con la terra. La prestigiosa testata francese Course au Large lo ha definito “Beccaria l’extraterrestre”, ed è “Velista dell’anno Tag Heuer” in carica.
Federico Ceretto, figlio di Bruno, terza generazione alla guida del gruppo insieme alla sorella Roberta e ai cugini Alessandro e Lisa, racconta il suo lavoro legato all’attività commerciale estera della Famiglia Ceretto: «Dieci anni fa era tutto diverso e oggi con molto orgoglio dico che buona parte del successo delle Langhe è dovuto ai produttori di vino. Il fascino è di fare un lavoro viticolo, di vigna, di natura, “selvatico”, che però si traduce in una bottiglia che porti in contesti bellissimi, tavoli di ristoranti meravigliosi, degustazioni organizzate ad altissimo livelli in tutto il mondo. Gli stranieri sono affascinati dalla famiglia, dalla storia dell’Italia, sono affascinati perché siamo italiani. Io mi considero un ambasciatore: sono italiano, faccio vino, in Piemonte, nel territorio del Barolo».
Con “La via selvatica” un funambolo, un paesaggista, una lupologa, un allenatore sportivo, un musicista, ma anche una chef, un meteorologo, una scrittrice, uno storico, un navigatore, un semiologo e un esploratore, in un percorso lungo un anno, riveleranno l’essenza più autentica dell’uomo, necessaria per essere nuovamente capaci di ascoltare la natura e vivere in equilibrio con essa.
Scenario di questi dialoghi i luoghi intatti e autentici all’interno dei territori Ceretto, dalle vigne, al ristorante Piazza Duomo, alla Cappella del Barolo, alla Casa d’artista, passando per le cantine della Tenuta Monsordo Bernardina e Bricco Rocche, sintesi di cura e valorizzazione del territorio.
La conclusione del progetto avverrà con un’esperienza a 4 mani con gli chef Ana Roš ed Enrico Crippa, impegnati a far scoprire il lato più selvatico della loro cucina.
“La via selvatica” della famiglia Ceretto
L’incontro di venerdì 12 febbraio avrà al centro il navigatore Ambrogio Beccaria e Matteo Caccia