Domenica 14 febbraio saranno trascorsi sei anni dalla scomparsa di Michele Ferrero (foto sotto). In questo lasso di tempo la figura dell’imprenditore albese è stata ricordata attraverso diverse intitolazioni, a partire dalla piazza più importante in cui sfocia via Maestra ad Alba per passare all’ospedale unico di Alba-Bra, che porta il nome di Michele e Pietro Ferrero, per arrivare alla decisione di trentotto Comuni dell’Alta Langa di dedicare ognuno un luogo pubblico al papà della Nutella. Ma accanto alle celebrazioni pubbliche rimane forte anche il sentimento d’affetto e di riconoscenza che ogni albese nutre nei confronti di una delle figure più importanti del dopoguerra per il territorio, fra i principali creatori del benessere che ha iniziato a valorizzare questa terra dopo i secoli della “malora”; imprenditore geniale e lungimirante che seppe fare di tre verbi la linea di condotta propria e i valori fondanti della Ferrero: “lavorare, creare, donare”. Si ebbe una dimostrazione palpabile del coinvolgimento delle persone già in occasione delle esequie del signor Michele, alle quali partecipò la comunità tutta, andando ben oltre il novero dei collaboratori dell’azienda. Quattro anni prima, la stessa vicinanza alla famiglia Ferrero era stata espressa in occasione della prematura scomparsa di Pietro, figlio di Michele e della signora Maria Franca. Nei giorni intorno alla ricorrenza della scomparsa di Michele Ferrero saranno di certo numerose le messe celebrate in suo suffragio. Lo si ricorderà per essere stato un industriale di successo, capace a 32 anni di prendere in mano le redini dell’azienda a seguito delle scomparse prima del padre, Pietro, e poi dello zio, Giovanni, per ideare nel corso degli anni prodotti entrati a far parte della quotidianità di milioni e milioni di consumatori. Lo si celebrerà come imprenditore capace come pochi altri, di pensare al sociale, nonché un precursore dei tempi, in grado di comprendere l’importanza di temi che si sarebbero affermati solo decenni dopo, come il rispetto per l’ambiente. Oltre che per questi ruoli, lo si ricorderà per le qualità umane che ha saputo dimostrare in vita e che gli hanno permesso di indicare la strada a chi sarebbe venuto dopo di lui. Oggi, infatti, nonostante l’emergenza sanitaria che si protrae ormai da un anno, la Ferrero, sotto la guida del figlio Giovanni, prosegue il proprio cammino d’eccellenza, a dimostrazione di come il “gigante amico” si regga su solide basi.