L’ultimo libro di Telmo Pievani, pubblicato a novembre 2020, si intitola “Finitudine. Un romanzo filosofico su fragilità e libertà” (Raffaello Cortina Editore). Una delle prime presentazioni dell’opera è stata in occasione di “Scrittorincittà” 2020, manifestazione cuneese che si è tenuta in modalità online per via dell’emergenza sanitaria («a Cuneo sono ospite assiduo e tornerò con piacere a partecipare in presenza, appena sarà possibile», commenta l’autore). «Ho concepito il libro prima della pandemia, ma con quel che è accaduto ha assunto sicuramente un significato nuovo», spiega Telmo Pievani. «È stata anche una strana coincidenza, perché uno dei personaggi al centro del libro è Albert Camus, autore de “La peste”, che proprio mentre stavo scrivendo schizzava in testa alle classifiche di vendita in tutto il mondo. È innegabile che l’emergenza sanitaria abbia avvicinato molti al concetto di “finitudine”: le pandemie sono il momento in cui ci rendiamo conto di essere vulnerabili, una realtà evidente ma di cui sembravamo esserci dimenticati, come se non ricordassimo di essere parte dell’ecosistema e della biosfera. Ogni tanto la biosfera ce lo rammenta e si fa notare in modo molto violento e brutale, come nel caso di questo nuovo virus, che è mutato molto più velocemente di noi. Ci ha fatto così male proprio perché si è ricombinato geneticamente in tempi molto rapidi, ingannando il nostro sistema immunitario, che non è stato in grado di riconoscerlo. Questo ci porta immancabilmente a riflettere sull’idea della vulnerabilità, che credo sia molto importante. Noi evoluzionisti sappiamo bene che una delle prime lezioni dell’evoluzione è l’umiltà: dobbiamo prendere consapevolezza che siamo parte di un sistema molto più grande, non siamo i dominatori del mondo ma anche noi umani siamo soggetti ai vincoli della natura e ai suoi pericoli».