Sulle Alpi piemontesi e, ormai, anche nelle zone collinari e in pianura, la presenza del lupo e degli animali selvatici negli ultimi anni è triplicata. La Terza e Quinta commissione, congiuntamente, hanno proseguito le audizioni dei soggetti interessati, che descrivono una situazione davvero critica per le imprese che, con coraggio, continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio, evitando lo spopolamento e l’abbandono dei territori.
Ha coordinato i lavori Angelo Dago. Per Arturo Lincio e Marco Defilippi rispettivamente presidenti della Provincia del Vco e dell’Unione montana dei Comuni della Valsesia, la soluzione potrebbe essere una programmazione di contenimento del lupo. Hanno posto l’attenzione sulla ormai improrogabile gestione di questi carnivori coinvolgendo i Ministeri dell’Interno e dell’Ambiente e l’Ispra. In particolare Lincio si è soffermato su studi, osservazioni, consulenze del progetto Wolfalps, ricordando però il fatto di non avere dati certi.
Per le associazioni agricole è evidente che le misure sinora adottate non siano state sufficientemente efficaci ed è pertanto necessaria un’azione tempestiva regionale anche nei confronti degli enti competenti a livello nazionale. Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte, ha chiesto che vengano individuate modalità di gestione che possano permettere, innanzitutto, alle imprese di svolgere la propria attività produttiva, anche in vista dell’attivazione, nel corso del 2021, di un differente sistema di risarcimento alle imprese agricole dei danni causati dai predatori e dai selvatici. Inoltre servono accertamenti celeri delle morti da predazioni proprio per accelerare l’iter degli stessi risarcimenti.
Per Ercole Zuccaro di Confagricoltura, è indispensabile uno scrupoloso censimento per evitare sottostime. Con i pericoli che ci sono attualmente si corre il rischio di dover abbandonare talune zone di pascolo, a danno della biodiversità, senza contare che va salvaguardata l’incolumità degli animali allevati, in grave pericolo per i continui attacchi dei lupi.
Giorgio Macchieraldo che per l’Associazione contadini biellesi si occupa di pastori e allevatori, ha affermato: “Sulla questione lupi siamo perdenti, nessuno ci ascolta. È brutto dirlo, ma c’è quasi da sperare che il lupo attacchi il cane di qualche turista, forse a quel punto ci si deciderà a fare qualcosa”. Un grido d’allarme e di richiesta d’aiuto è giunto anche dal mondo degli allevatori. Giovanni Dalmasso, presidente dell’associazione margari Adialpi, ha chiesto un cambio di rotta sulla gestione del predatore: “Non vogliamo sterminare il lupo, chiediamo che venga tenuto numericamente sotto controllo, come succede nella vicina Francia per tutelare le centinaia di famiglie di margari e pastori che ogni anno salgono sugli alpeggi piemontesi. La Regione non deve delegare la gestione del lupo ai Parchi”.
Di fronte a segnali di nuove presenze lupine gli allevatori ossolani tornano a mobilitarsi, lo fa Gesine Otten che alleva capre in Valle Antrona, che ha parlato di “resistenza pastorale” contro la reintroduzione dei grandi carnivori sulle Alpi italiane. Giovanni Fina, segretario di Arema, l’Associazione regionale margari si è soffermato sulle segnalazioni di intrusione del lupo in prossimità di cascinali e di allevamenti stanziali e non solo a libero pascolo: “Chiediamo attenzione e provvedimenti di contenimento concreti, perché la popolazione di lupi, nelle nostre montagne, riguarda anche la sicurezza di chi in montagna vive e lavora. Sul piano giuridico ci vuole subito la deroga al normale regime di tutela di questo canide”. Numerosi sono stati gli interventi dei consiglieri, di maggioranza e di opposizione, per chiedere delucidazioni e approfondimenti.
cs