Lo stop imposto alla riapertura delle stazioni sciistiche ha causato molto scontento tra addetti ai lavori ed abitanti delle zone interessate. A sconcertare è stato sicuramente il modo in cui questa decisione è stata presa. Bloccare tutto il processo a poche ore dalla prevista riapertura è stato certamente un affronto mal digerito.
Tra gli impianti colpiti dal provvedimento c’è anche il monregalese “Comprensorio sciistico Sangiacomo Cardini Ski”, a Roburent. Una posizione molto forte a sua difesa è stata presa da Giulia Negri, sindaco del paese. Abbiamo contattato il primo cittadino per avere dalla sua voce le sue riflessioni in merito.
“I modi ed i tempi della decisione – esordisce Giulia Negri – non sono rispettosi delle persone che vivono in montagna e che vivono di montagna. Si era ormai messo in moto un meccanismo costoso, in un momento che è già difficile.
Per iniziare, i gestori degli impianti avevano già aperto tutti i contratti per l’energia elettrica, ed avevano già sostenuto tutti i costi di personale. Inoltre, a quelle ore certamente tutte le piste di tutti gli impianti erano già state battute, ed anche questo è un costo sostenuto.
L’esperienza estera insegna che una certa programmazione è consentita. Si potevano attuare soluzioni diverse: si poteva decidere prima e non ridursi all’ultimo secondo oppure posticipare la chiusura. Si poteva almeno fare una prova, un paio di settimane, e poi decidere.
A Roma il danno è limitato. Inoltre gli impianti balneari quest’estate erano aperti: dov’è la differenza? A Roburent le stagioni di lavoro sono due, inverno ed estate. Nel nostro paese l’economia invernale ruota intorno agli impianti di risalita. Così facendo si è azzerato il reddito delle persone che vivono la montagna. Le tasse da pagare sono al 100% mentre il lavoro in quest’anno non è stato nemmeno al 50%.
Qual è l’obiettivo di tutto ciò? – si chiede Giulia Negri in conclusione – Evidentemente non si ha a cuore l’economia della montagna.”