Si è sempre dichiarata fervida sostenitrice di Donald Trump e, nell’ultimo periodo, si è schierata nettamente dalla parte di Matteo Salvini. Che si tratti di politica internazionale o locale, ha sempre avuto le idee chiare e posizioni nette da prendere. A costo di pagare un prezzo. Logico quindi appellarsi alla sua vena dissacrante per ottenere un giudizio originale sulle vicende politiche italiane dopo l’ingresso in scena di Draghi e la partenza del nuovo Governo composto da ex ministri e tecnici allineati alle posizioni dell’ex presidente della Bce.
Maria Giovanna Maglie, come giudica la nuova formazione di Governo scelta da Mario Draghi?
«Senza l’ingresso dei partiti di centrodestra sarebbe stato l’ennesimo governo di sinistra e i tecnici intorno a Draghi non sarebbero bastati a non farlo fallire. Certo, ha deciso Mattarella i nomi dei politici e alcuni nomi non sono i più opportuni. Mi riferisco in specie a Forza Italia, dove sono stati premiati coloro che di più si erano opposti alla giusta linea imposta da Silvio Berlusconi. La Lega aveva chiesto di istituire un Ministero per le Disabilità e lo ha avuto; aveva chiesto che il Ministero del Turismo fosse indipendente e avesse un portafoglio, e l’ha avuto. Ha avuto infine un importante ministero economico. Restano i dubbi di uno Speranza riconfermato, di una Lamorgese, di un Di Maio, di un Franceschini attaccato a una poltrona da anni senza aver concluso niente alla cultura. Sarà importante vedere come verranno contornati e arginati costoro da viceministri e sottosegretari».
Tutto come si sarebbe aspettata?
«Quello che mi aspettavo era un Governo in parte tecnico, in parte politico, saldamente nelle mani di Draghi nella parte economica e di interventi legati alla pandemia da affrontare. Un Governo con un orizzonte temporale limitato. Il riserbo tenuto dal Premier fa parte del carattere di Draghi ed è peraltro giustificato dalla eccezionalità del suo mandato condiviso in maniera anche discutibile rispetto al dettato costituzionale con il Presidente della Repubblica».
Salvini, votando la fiducia, ha inchiodato la maggioranza alle sue responsabilità?
«Matteo Salvini ha fatto l’unica scelta politica possibile. Se c’è la chiamata a un Governo di salvezza nazionale, se avere le elezioni che sarebbero il giusto e doveroso sbocco è impossibile, il primo partito del Paese non può tirarsi indietro e lasciare ad altri che hanno già fallito clamorosamente l’onere di insistere a tentare di portare l’Italia fuori dalla peggiore crisi del dopoguerra, sanitaria ed economica».
Come giudica l’operato di Renzi? Cosa farà nel prossimo futuro?
«Renzi ha la responsabilità grave di aver dato vita al Conte 2, Governo che si poteva e si doveva evitare. Nella crisi del Conte 2 ha giocato una parte preponderante e un ruolo fondamentale. Certamente c’è una grande contraddizione, ma la politica italiana ci ha recentemente abituato a tollerare i più bruschi cambi di direzione. Ciò nonostante, penso che abbia fatto bene a mettere fine a un’esperienza totalmente fallimentare. Ora tenterà di riappropriarsi di una parte del Pd. Io non credo che si rassegnerà a un futuro, sia pur economicamente vantaggioso, di conferenziere. Giocherà il suo ruolo di centro».
Il presidente Mattarella aveva escluso la possibilità di andare al voto: che succede se Draghi dovesse fallire nel suo compito?
«Draghi non può fallire perché è destinato a non fallire, può non avere successo nella gestione del Governo ma devo dire che è difficile fare peggio del Governo “Conte-Casalino”. Inoltre, in un’Europa che tende sempre ad addossarci il peggio delle sue decisioni, ha la possibilità di stare a schiena dritta perché conosce le cose, è stimato, non li teme. Credo anche che Mario Draghi non intenda terminare la sua carriera politica da presidente di un Consiglio dei Ministri faticoso, e la finestra per fare altre cose si apre tra poco».
Perché parole come “sovranismo” (ma anche “populismo”) hanno assunto un significato così negativo nella narrazione attuale?
«La narrazione attuale è un autentico disastro, ed è fatta soprattutto di “fake news” e di pregiudizi. Se tieni più all’Europa, e ai comandi dell’Europa, che alla tua nazione, è chiaro che la parola sovranismo diventa una parolaccia invece che la declinazione dell’articolo 2 della Costituzione Italiana che recita che il popolo è sovrano. Se ti dà fastidio il giudizio degli elettori e tenti di fuggirlo, il termine populismo lo usi in maniera manipolativa. Ma credo che siamo alla fine di queste invenzioni».