«La sensazione che ti regala il ballo, non la troverai mai nella vita normale». Con queste parole la saviglianese Debora Lamberti, apre le porte del suo mondo, fatto di passi, tessuti colorati e momenti magici.
Il sogno di (quasi) ogni bambina è quello di fare la ballerina, ma come vedremo in questa storia, certe volte sognare fa bene.
Debora, da piccola che tipo di bambina era?
«Ero una di quelle bambine che non ha alcun tipo di problema a mettersi in prima fila, di fronte a un pubblico e recitare una poesia. Anzi, mi piaceva l’idea che potessi essere io la prima a farlo».
Quando ha avuto il primo contatto con la danza?
«Fin da piccolina ho studiato ginnastica artistica, presso il palazzetto del mio paese, ma è rimasta una conoscenza della materia a livello amatoriale».
Quindi quando le è scattata la scintilla per il ballo?
«Facevo seconda superiore, e una sera andai a vedere lo spettacolo di danza di una mia amica, che studiava presso una scuola di ballo di Savigliano. Mi bastarono pochi minuti, per capire che dentro di me stava succedendo qualcosa di inspiegabile. Mi è accaduta una cosa strana: mentre guardavo le ballerine danzare sul palco, avrei voluto esserci anche io nel mezzo, e in quel momento, uscendo dal teatro, capii che quella era la mia strada».
Quindi ha cominciato a studiare danza molto tardi rispetto ai suoi colleghi. Come hanno preso il suo ingresso nella scuola di ballo le insegnanti?
«Devo dire che la mia presentazione, ancora oggi suona ridicola, a vederla da fuori. Sono entrata nella scuola, ho guardato le insegnanti e ho detto: «Voglio fare la ballerina». Non oso immaginare cosa avranno potuto pensare inizialmente, eppure più il tempo passava e più dentro di me qualcosa cominciava a prendere forma».
In che momento ha capito che il suo futuro era la danza?
«Verso la metà dell’ultimo anno scolastico, ho provato le audizioni in una accademia di danza in Francia, e pochi giorni dopo averla sostenuta, mi dissero che avrei potuto trasferirmi oltre confine, e prendere parte a quella rinomata scuola. L’emozione che ho provato la ricordo tutt’ora, un mix di sensazioni che mi facevano esplodere il petto. Così l’anno dopo la maturità iniziai a studiare, e presi parte al corpo di ballo interno all’accademia, facendo le prime esibizioni. Passati quattro anni ho preso il diploma e sono andata a Milano, dopo aver vinto una borsa di studio per imparare l’arte con Susanna Beltrami. Successivamente ho fatto tappa a Torino ed ho iniziato a lavorare per la compagnia Nuove Forme, e con loro ho cominciato a girare l’Italia».
Il suo percorso di formazione come è continuato?
«Dopo l’esperienza di Torino, sono andata in Germania, e mi sono avvicinata al mondo del circo. Ho provato i tessuti aerei e mi sono innamorata. Una volta tornata a Torino, ho quindi continuato a studiare tessuti aerei e corda ed ho lavorato per altre compagnie quali la Mgdance Company, la Clarendon Company, la compagnia ShowMe e ho fatto la ballerina solista per l’orchestra della Rai».
A questo punto, nel pieno di una carriera da ballerina cosa poteva ancora chiedere di più?
«In realtà una cosa c’era, ed era il mio sogno più grande, ovvero, fare parte del corpo di ballo su una nave da crociera. Così, dopo mille provini e mille porte in faccia, alla soglia dei 30 anni, sono riuscita ad entrare in questo mondo».
Come è stato ballare senza toccare terra ferma?
«Un sogno ad occhi aperti. Ho lavorato come capo balletto sulla Ponant, una nave francese, per la compagnia Paris C’Show. Non riesco a descrivere ciò che ho provato. Ma purtroppo per cause di forza maggiore, a marzo hanno fatto attraccare la nave, scendere i passeggeri, e li il mio sogno si è interrotto a causa di una pandemia mondiale».
Una volta fatti scendere i passeggeri voi come avete trascorso il tempo?
«Tutto il personale di bordo, noi compresi, non avevamo il permesso di uscire dal porto, pertanto abbiamo lavorato all’interno della nave, svolgendo ognuno il suo, poi la sera impartivo lezioni al personale di ballo, ogni sera una lezione diversa, così da far passare il tempo in modo costruttivo».
Al momento in che modo riesce a sostenere le varie spese?
«Sono impiegata come segretaria presso un ufficio a Torino, e lo farò fino a che l’emergenza non si concluderà. Bloccando gli spettacoli hanno bloccato tutto. In questa maniera, non soltanto hanno azzerato gli stipendi a milioni di persone, ma hanno bloccato anche la cultura e lo svago, perché questo sono gli spettacoli: cultura e svago».