Essere alla soglia dei primi diciotto anni della propria vita ed avere già in tasca il titolo di vicecampione italiano, con interessanti prospettive di crescita in una delle società più solide del panorama pongistico dello Stivale. Non poteva iniziare in modo migliore il 2021 di Andrea Puppo, genovese, maggiorenne proprio in questi giorni (compirà gli anni il 20 febbraio), e dalla stagione appena iniziata, giocatore dell’A4 Tonoli Scotta di Verzuolo, tra le più nobili squadre del tennistavolo italiano, militante nel campionato di A1, dove punta a un piazzamento di vertice.
Andrea, partiamo dall’ultima gioia. Che cosa ha rappresentato per lei il secondo posto ai Campionati Italiani Assoluti?
«Sicuramente una tappa importante nella mia crescita personale, ma anche e soprattutto un’occasione di riscatto. Avevo iniziato la Serie A1 non giocando il mio miglior tennistavolo. A Terni, invece, ho ritrovato la giusta fiducia e il risultato è stato ottimale».
C’è un pizzico di rammarico per non aver vinto la finale?
«Sono onesto: no. Mi sono presentato alla rassegna nazionale con l’obiettivo di raggiungere i quarti di finale, in una manifestazione che mette in campo i migliori pongisti italiani, quindi arrivare in fondo è stato un gran risultato. È servito anche per ritrovare l’autostima nei miei mezzi, in vista di una stagione che si preannuncia intensa a Verzuolo».
Verzuolo, appunto. Perché ha scelto proprio l’A4 Tonoli Scotta?
«Ho scelto questa piazza perché ritengo che sia adatta per la mia crescita. Qui ho ritrovato Valentino Piacentini, un allenatore che conosco bene e con cui ho lavorato già diversi anni nelle selezioni nazionali giovanili. E poi Verzuolo è una realtà storica del tennistavolo, che ha un grande seguito e che si è ormai stabilizzata in zona “playoff” di Serie A1».
L’impatto com’è stato?
«Non facilissimo, lo ammetto. Il motivo risiede nel fatto che, come detto, non ero al top della condizione e quindi facevo fatica anche negli allenamenti. Fortunatamente, ho trovato un ambiente eccezionale, con persone disponibilissime che mi stanno aiutando molto. Qui, non si può che crescere».
Lei in settimana vive e si allena nel Centro Federale Italiano di Terni. Ci può raccontare la sua giornata tipo?
«Si vive praticamente di tennistavolo, essendo presenti quasi tutti i migliori prospetti italiani di questo sport. Ci si sveglia alle 7,30 e ci si prepara per il primo allenamento, dalle 9 alle 11. Quindi, dopo il pranzo, una seconda sessione tecnica dalle 16 alle 18. Nel mezzo, ognuno di noi inserisce impegni personali da fisioterapisti e massaggiatori, oltre alla preparazione fisica. Nel fine settimana, poi, si sale su un aereo e si vola verso la sede della partita».
Il Covid-19 ha segnato anche il vostro lavoro?
«Purtroppo, in parte sì. Siamo rimasti fermi per quasi due mesi in primavera, poi, fortunatamente, abbiamo sempre potuto proseguire negli allenamenti, essendo la nostra attività di interesse nazionale. Non sono stati mesi facili, tanto che la Federazione ci ha messo a disposizione uno psicologo dello sport, che ci ha seguiti e che ci segue tuttora per gestire le risorse mentali e mantenere la concentrazione prima e durante gli incontri».
Che cosa si aspetta da questa stagione a Verzuolo?
«Personalmente, di crescere molto, ma credo che tanto dipenderà anche dai risultati di squadra. Siamo un ottimo gruppo, seppur molto giovane, e ritengo che i “playoff” siano alla nostra portata. Non sarà facile, perché ci sono almeno due o tre compagini molto
attrezzate, ma sono sicuro che potremo giocarcela con chiunque».
La maglia della Nazionale resta un obiettivo?
«Sì, ma lavoriamo un passo alla volta. Attualmente sono dodicesimo nella classifica individuale italiana e penso che il secondo posto di Terni mi farà scalare un po’ le gerarchie. Nel nostro sport, però, contano anche altri aspetti al momento della convocazione, come l’affiatamento e il corretto inserimento all’interno del gruppo squadra. Continuo a lavorare e vedrò dove potrò arrivare…».