Parte dalla cronaca e poi va oltre

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I “Ritratti alpini” di Gabriele Gallo sono il frutto di un lavoro d’archivio effettuato sulla stampa locale dal 1884 al 1967 cioè da un fine secolo non ancora sfiorato dalla modernità agli anni del miracolo italiano. Un lasso di tempo notevole, ottant’anni in cui i giornali locali continuano a registrare il pulsare quotidiano della storia, anche e forse soprattutto della microstoria, degli episodi in cui, nelle nostre vallate, l’uomo misura le sue forze con la natura, sfida il rigore dei monti, impara ad amare, a temere e a rispettare la montagna. Il ricorrere a una fonte documentaria importante come la stampa, dà al lavoro di Gabriele Gallo una dimensione di autenticità indiscutibile fondata sulla testimonianza immediata e la pregnanza della realtà. L’autore tuttavia, e chi lo conosce non se ne stupirà, non poteva accontentarsi della cronaca; parte dal vero, come sempre, ma dai dati reali trae due grandi respiri, la bellezza e la saggezza, che impediscono alla sua raccolta di novelle di fermarsi appunto, alla cronaca. Si tratta infatti di sessanta racconti raccolti secondo un ordine cronologico, ma non quello degli anni solari (dal 1884 al 1967), bensì quello stagionale da gennaio a dicembre, percorrendo così il succedersi delle stagioni e dei fenomeni naturali che le caratterizzano, da secoli, indipendentemente dal passare del tempo. Sessanta storie di montagna ambientate nelle vallate alpine da Est a Ovest della provincia, dai confini con la Francia giungendo a lambire la pianura ai piedi dei monti. Violenza degli elementi, morte, pericolo, fatica, una lotta improba tra l’uomo e la natura, che si ripete inesorabilmente da gennaio a dicembre, da secoli; una ripetizione che potrebbe risultare monotona, angosciante e persino insopportabile se non fosse magnificata dal respiro della poesia, dal sentire in profondità il legame inscindibile che unisce uomini, natura e animali.
Yvonne Fracassetti Brondino