«Mio marito pensava che l’esito sarebbe stato opposto; era convinto di non potermi riabbracciare più». Sono parole che Lucia Lorenzati di Paesana, capelli corti e occhiali grandi a incorniciare un visto provato ma comunque radioso, confida ai microfoni dell’ufficio stampa dell’Aso Santa Croce e Carle con aria apparentemente serena, quasi distaccata. Come se non si fosse davvero resa conto del pericolo che hanno corso lei e il bambino di diciassette settimane nel suo grembo o, forse, come se considerasse il rischio che la vicenda finisse male un’eventualità ormai remota. Ad allontanare la funerea evenienza dalla 28enne è stato un intervento complesso eseguito, con successo, dalla Neurochirurgia, in collaborazione con la Neuroradiologia, dell’azienda ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo.
Difficile dimenticare la data in cui si affrontano situazioni del genere, a prescindere dal giorno in cui cadono; a maggior ragione se coincidono con la festa più attesa dell’anno.
«I primi sintomi, avvertiti il giorno di Natale, sono stati un forte mal di testa, nausea e uno stato soporoso che l’hanno portata in Pronto soccorso a Savigliano e poi dai noi a Cuneo», racconta Michele D’Agruma, direttore della Neurochirurgia, che prosegue: «La situazione della paziente era molto difficile e l’abbiamo affrontata con una strategia particolare, perché non era né operabile né embolizzabile. Fortunatamente ho potuto avvalermi dell’aiuto del dottor Venturi, neuroradiologo interventista che è una eccellenza in questo campo. Ha lavorato in sinergia con me, embolizzando la parte che io non potevo operare mentre io ho operato la parte che lui non poteva embolizzare. Appena arrivata abbiamo effettuato un intervento di emergenza per salvarle la vita , riducendo la pressione endocranica; il passo successivo è stato uno studio congiunto con il neuroradiologo, tenendo conto dello stato della paziente per decidere il da farsi. Le prime indagini hanno evidenziato un’emorragia cerebrale importante. Il quadro clinico, poi, era reso particolarmente complicato dal fatto che la paziente era in stato di gravidanza. Quest’anno abbiamo operato 18 pazienti con patologie simili a questa, ma non così complicate».
«Già nella notte abbiamo eseguito una Tac e, la mattina successiva, uno studio angiografico», spiega Fabrizio Venturi, responsabile Neuroradiologia «con tutti gli accorgimenti necessari per lo stato di gravidanza. Con l’aiuto dei fisici, abbiamo ridotto al minimo l’esposizione delle radiazioni per proteggere il feto. Abbiamo lavorato come una vera squadra, assieme ai fisici sanitari e agli anestesisti. La paziente aveva una malformazione arterovenosa profonda a livello cerebrale, ed una volta fatti i vari esami, abbiamo effettuato un intervento combinato. Il primo giorno senza aprire, in maniera endovascolare, ho effettuato un intervento cercando di bloccare il sanguinamento e il giorno successivo il dottor D’Agruma ha operato a “cielo aperto” effettuando un’asportazione. Ad oggi la paziente sta bene ed è andata a casa, dopo il parto rivaluteremo e terremo sotto controllo la patologia».
«Con tutte le complicazioni dell’epoca Covid», aggiunge D’Agruma, «abbiamo eseguito subito un intervento chirurgico, per ridurre la pressione endocranica, embolizzata la parte più profonda dell’anomalia vascolare e poi un delicato intervento neurochirurgico di resezione della malformazione. Una strategia che ha dato degli ottimi risultati» .
La paziente è stata dimessa nei giorni scorsi e, cosa altrettanto importante, anche la gravidanza, dopo il controllo dei ginecologi prosegue bene.
Una vita salvata con competenza e tempestività
A Cuneo è stato effettuato un complicato intervento di neurochirugia su una giovane paziente alla 17esima settimana di gravidanza