In questo ultimo anno, segnato dalla pandemia, si fa sempre più importante la pratica dell’impresa rigenerata, indicata con il termine inglese “Workers buyout”: ossia l’acquisto di una società da parte dei dipendenti dell’impresa stessa.
Si tratta di uno strumento che si può mettere in atto per risolvere crisi aziendali, favorire passaggi generazionali, garantire la conservazione del patrimonio aziendale e del know-how tecnico e produttivo.
In questo senso lo scorso 21 gennaio, le tre centrali cooperative Agci, Confcooperative e Legacoop, hanno sottoscritto un accordo con le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, per promuovere la diffusione e il consolidamento dei workers buyout cooperativi, in applicazione degli impegni presi nell’Accordo Interconfederale del 2018 e la creazione di un tavolo di confronto nazionale permanente per monitorare l’andamento delle situazioni aziendali che potenzialmente potrebbero essere inserite in un percorso di workers buyout, promuovendo la formula dell’impresa recuperata dai lavoratori organizzati in cooperativa come possibile soluzione dei negoziati aperti presso i “tavoli di crisi”.
L’Italia è uno dei paesi che registra il maggior numero di soluzioni alle crisi attraverso esperienze di Workers buyout, soluzione utile per far fronte a una situazione di crisi, ma funzionale anche per passaggi generazionali.
Con l’accordo, siglato a livello nazionale, le centrali cooperative e i sindacati intendono promuovere la rigenerazione aziendale come strumento di democrazia economica e di partecipazione diretta dei lavoratori per scongiurare la perdita di occupazione, riducendo il ricorso agli ammortizzatori, dando continuità alla impresa e generando un aumento del gettito fiscale per vie delle entrate derivanti da imposte e oneri previdenziali corrisposti dalla nuova impresa.
Anche nella nostra provincia si registrano esperienze positive di eccellenza, come il caso della Cartiera Pirinoli di Roccavione, curato da Legacoop.
“L’accordo nazionale sollecita un tavolo di confronto anche a livello locale, per capire, dove vi sono le condizioni, il come poter attivare queste esperienze di rigenerazione imprenditoriale.” – commenta Alessandro Durando, presidente di Confcooperative Cuneo – “Sono percorsi certamente impegnativi, che devono passare al vaglio della sostenibilità, ma nel contempo uno strumento in più per combattere la crisi”.
Il Workers buyout può essere una pratica utile in diverse situazioni. “Oltre alla soluzione di crisi” – evidenzia, infatti, Durando – “la prospettiva delle WBO può essere di particolare aiuto per risolvere difficoltosi ricambi generazionali (specie se la proprietà è in mano a una famiglia), situazioni legate alla necessità di utilizzare i beni confiscati alla criminalità organizzata, ma anche l’ipotesi di aziende i cui titolari intendano trasferirle ai lavoratori a prescindere dalla sussistenza di uno stato di crisi e, più in generale, garantire una soluzione di forte coinvolgimento dei lavoratori nella vita e nella gestione dell’impresa, realizzando concretamente il protagonismo del lavoro”.
c.s.