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«Così ci si muove sulla scena di un crimine»

Alcune interessanti considerazioni su come agiscono gli operatori della Scientifica per evitare gravi errori iniziali e far partire l’indagine nel modo giusto

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Il sopralluogo tecnico sulla scena del crimine è il primo tassello per ricomporre il quadro di un delitto. Non esiste alcuna investigazione che non sia inserita in un quadro generale di controlli, di tesi e di verifiche. L’inve­sti­ga­zione, di per sé, rappresenta un momento importante di quello che possiamo definire il processo cognitivo dell’uomo che, essendo un comportamento u­ma­no, può risultare incerto e tale incertezza è in grado di determinare degli errori. Per evitarli occorre utilizzare un metodo che sempre più attinga a procedure prestabilite, per fare in modo che tali investigazioni, specie quando sono di natura tecnica, permettano di raccogliere le pro­ve in maniera il più possibile oggettiva. Ogni scena del crimine ha sue caratteristiche precise, che si diversificano una dall’altra e può essere definito come quel luogo in cui è stato consumato il reato. Possiamo dire che per svolgere un’analisi ben fatta della sce­na del crimine bisogna organizzare prima di tutto concettualmente il lavoro da fare, attingendo an­che alle esperienze fatte nelle svariate attività operative pregresse e calibrarla in base al tipo di delitto a cui si è di fronte. Per poter svolgere bene l’analisi è importante che i primi a intervenire sulla scena del crimine comprendano la delicatezza del contesto e quindi si muovano con accortezza, senza inquinarla o senza creare situazioni che rendano difficile ripristinare le condizioni al momento del delitto. Va dato giusto rilievo a questo primo intervento che, in genere, non viene fatto da specialisti, bensì dalla pattuglia più vicina. Questi primi passi sono delicati e proprio perché compiuti da non specialisti possono avere margini di incertezza, mentre le attività che vengono svolte dopo dalla Scientifica hanno una valenza preparatoria all’intervento successivo. Come prima cosa va evitata un’immotivata invasione sulla scena da parte di curiosi o di personale non preparato che potrebbe compromettere le indagini, attraverso la delimitazione e il presidio dello spazio in cui è avvenuto il delitto.
L’attività vera e propria degli specialisti parte da un articolato modello operativo che si basa sull’osservazione di tutta la scena e quindi nella sua descrizione: si parte dal generale per andare verso il particolare. Tutte le attività devono confluire nella compilazione di un verbale di sopralluogo che più è preciso e completo, anche da un punto di vista fotografico e descrittivo, più è utile ai fini del processo, perché facilita la ricostruzione dell’evento delittuoso. I rilievi sia planimetrici che fotografici sono indirizzati a rappresentare la stessa realtà e la stessa scena: un sopralluogo è più accuratamente condotto quanto più o­gni rilevo ha un puntuale ri­scontro nell’altro. Oggi, grazie a sofisticate apparecchiature come il laser scanner. si possono fare ricostruzioni grafiche digitali direttamente sulla scena del crimine che consentono di rivivere l’atmosfera del crimine commesso.
È importante ricercare le tracce anche utilizzando le più evolute tecniche, come la Bpa (Blood Pattern Analysis) per analizzare le tracce ematiche negli ambienti chiusi, mentre all’aperto, per utilizzare per esempio il Luminol, occorre oscurare la zona con dei tendoni. Per fare investigazioni è necessario che la modalità con cui si ricercano le tracce siano svolte secondo precisi protocolli operativi perché, al di là della definizione della cultura dell’investigazione scientifica, è importante che tra le componenti basilari del Dna di un operatore ci sia anche una sorta di valorizzazione della sua esperienza professionale precedente.