Home Articoli Rivista Idea «Il colpo c’è stato ma la Granda resta in piedi»

«Il colpo c’è stato ma la Granda resta in piedi»

Enrico Solavagione, segretario della Cisl cuneese, elogia imprenditori e lavoratori

0
193

Enrico Solavagione è diventato segretario della Cisl cuneese alla vigilia di una sfida epocale. Originario di Moncalieri, iscritto al sindacato da più di trent’anni, si è ritrovato alla guida della Cisl a partire dal 14 febbraio 2020, vivendo il suo primo anno di mandato all’interno del difficile sentiero imposto dall’emergenza pandemica. Difficile chiedergli, dunque, un bilancio di questi primi 365 giorni, passati tra “tavoli”, crisi aziendali e supporto ai lavoratori, in attesa, come tutti, di poter uscire dalle strettoie de­terminate dal virus. Se nella puntata precedente del nostro viaggio nel mondo del lavoro il segretario della Cgil Davide Masera esprimeva forti preoccupazioni, per Solavagione il segno resta comunque ancora positivo: nonostante il colpo tremendo, la nostra provincia sembra in grado di rimanere in piedi.

Segretario Solavagione, Cuneo e il suo territorio riescono dunque a resistere all’urto?

«Da un punto di vista occupazionale stiamo reggendo e questo dipende, secondo me, an­che dalla lungimiranza dell’imprenditoria cuneese e dalla disponibilità dei lavoratori. Certo, i problemi ci sono evidentemente anche qui: la sanità, la scuola, il commercio e il turismo, che è una componente importante della provincia, so­no in grande difficoltà. E poi la ristorazione, naturalmente, di gran lunga il settore più colpito. Questa pandemia ha mes­so in luce molte debolezze che, in tempi normali, emergevano in maniera più sfumata».

E da dove deriva, secondo lei, questa capacità di adattamento dei nostri comparti imprenditoriali?

«Paradossalmente, forse, dall’i­solamento della zona. Le ca­ren­ze infrastrutturali del territorio hanno spinto gli imprenditori a guardare più lontano e a trovare soluzioni alternative».

Quello dei collegamenti nel Cuneese, però, è un problema significativo, non crede?

«Certo. Se da un lato possiamo guardare positivamente alla riapertura dei lavori per il completamento dell’Autostrada Asti-Cuneo, che andranno comunque monitorati, è chiaro che ab­biamo intere aree in situazioni drammatiche: pen­so soprattutto al Colle di Tenda e, in generale, ai collegamenti con la Fran­cia, per noi essenziali. È sicuramente fondamentale, in questo senso, guar­dare da una nuova prospettiva la mappa dei trasporti in modo da garantire alle nostre imprese la possibilità di confrontarsi con il mercato in maniera più serena».

In questo scenario pandemico, nella nostra provincia, emergono purtroppo anche altre fratture, specie se si mettono in relazione grandi aziende con quelle più piccole.

«Chiaramente le piccole realtà sono meno strutturate, ma non penso che la nostra stella polare debba essere un passaggio dal piccolo al grande. Senza il Covid quel mondo ha dimostrato di poter essere altamente competitivo».

Qual è, dunque, la vostra ricetta per affrontare una situazione così complessa?
«Nell’immediato è necessario prorogare il blocco dei licenziamenti, in modo da tamponare l’emergenza. Guardando, invece, al medio-lungo periodo, è op­portuno pensare, in generale, a una riforma del fisco più equa, puntare a un sensibile miglioramento delle politiche at­tive per il lavoro, implementare il reddito di cittadinanza e poi, naturalmente, dedicarsi con determinazione e concretezza alle infrastrutture del Paese».

Segretario, per lei questo primo anno di mandato è stato tutto all’insegna della pandemia. Immagino non sia stato facile.
«Tenga conto che noi siamo un sindacato che raccoglie 45.221 iscritti, in maggioranza provenienti dal settore della sanità e dal mondo della scuola. Dopo una settimana dall’insediamento, ci siamo dovuti subito confrontare con il virus. Da lì in poi è stato un susseguirsi di battaglie per tenere aperte le aziende, di tavoli di concertazione, di lavoro in sinergia con le federazioni del lavoro; tutto questo cercando sempre di assicurare a favore dei lavoratori gli standard di sicurezza imposti dalla situazione emergenziale».

Oltre a quelli legati alla pandemia e alla viabilità, restano altri problemi da risolvere, come quelli che riguardano la gestione dei braccianti agricoli impiegati nel Saluzzese.
«Nel nostro piccolo siamo sempre stati presenti, con tavoli di incontro e supporto concreto, ad esempio, attraverso l’acquisto di tende. L’aspetto fondamentale, però, è che le aziende comunichino quanta manodopera occorre. Ogni anno arrivano infatti sempre più persone del necessario e questo problema va risolto a livello nazionale attraverso una regolamentazione dei flussi di lavoratori o ci troveremo, come in passato, con aree in cui vi è un’eccedenza di braccianti e altre in cui la manodopera scarseggia. Senza questo approccio mi sembra inutile continuare a parlare di una generica accoglienza».

L’altro nodo riguarda la discriminazione di genere. Quale può essere, in questo ambito, il ruolo delle singole realtà territoriali?

«Guardo con favore all’istituzione delle “quote rosa” a livello generale. Ci sono due questioni da affrontare su questo tema. In particolare, in base alla nostra esperienza maturata a livello locale, da un lato abbiamo constatato che le donne lavoratrici si devono spesso sobbarcare, oltre allo “smart working”, anche gli impegni familiari; dall’altro, è evidente che spesso siano le donne a essere soggette, frequentemente non per scelta, a contratti precari e “part-time”. Negli ultimi quarant’anni molto è stato fatto, ma sicuramente la strada per una vera parità di genere è ancora lunga».