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L’opinione di Massimo Camia

«La pandemia e le risposte, tardive, per contrastarla mi fanno provare rabbia e stanchezza. non avrei mai pensato che ci saremmo dovuti confrontare con una situazione del genere»

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IL FATTO
un ennesimo “lockdown” totale metterebbe in seria difficoltà il comparto della ristorazione, già compromesso e in affanno per l’assenza di aiuti adeguati

«L’emergenza sa­ni­taria è sen­­­za dubbio una priorità. Ciò che però è inaccettabile e anche incomprensibile è la teoria che ci vede a pranzo in regola, a cena no. È un ragionamento che mi lascia attonito, de­mo­ralizzato…». Sono le pa­role di Massimo Ca­mia, chef di La Morra, da oltre vent’anni Stella Michelin, che aggiunge: «Negli ultimi anni, in Langa, ab­bia­mo vissuto momenti di eu­foria, caratterizzati da una grande attenzione me­­diatica e da tantissimi visitatori, sempre più qualificati. La stagione autunnale, quella del tartufo bianco d’Alba, con la sua fiera internazionale che in ogni modo ha cercato di rimanere aperta e festeggiare l’edizione nu­mero 90, era iniziata al meglio, con tanti turisti italiani e qualche straniero, ma poi è arrivato lo stop e i Dpcm del Go­ver­no Conte 1 e 2 che non ci hanno permesso di rimanere a­perti e, dunque, di lavorare». Con­si­de­razioni da cui si percepisce una vena di rammarico, suffragato da una lucida e realistica analisi: «L’emer­genza ha accentuato il tema della qualità e della necessità che essa assuma forme diverse. Chi lavora bene deve farlo sempre. In tutti questi mesi, poi, oltre a ri­durre il numero dei tavoli, abbiamo investito sui sistemi di sicurezza individuali e collettivi. Ci siamo impegnati cercando di guardare avanti, reinventandoci a pieno, an­che nel servizio. La consegna a domicilio e l’asporto, oltre alle convenzioni con gli albergatori, sono però soluzioni palliative. Per una realtà come la mia, in cui lavorano una famiglia di quattro persone e dieci dipendenti, questo servizio “a metà” è insostenibile e indifendibile». E os­serva: «A inizio stagione ho assunto due nuovi ragazzi, nonostante la riduzione dei coperti (da 70 a 45) per mantenere le distanze. Co­me imprenditore sono deluso perché non comprendo la difficoltà della classe politica nell’affrontare temi ba­nali come la ca­pienza dei mezzi di trasporto o il recente stop alle attività sciistiche. A chi ci governa, ai politici, rimprovero misure restrittive generalizzate e, soprattutto, la mancanza di dovuti e quanto mai vitali aiuti per la nostra categoria che ha fatto davvero il possibile per poter continuare a lavorare, ga­rantendo la massima sicurezza ai clienti». Camia propone anche la ri­cetta: «I ristori sono inefficaci e, dunque, chiederei agli enti competenti di concederci l’apertura almeno il sabato e la domenica sera. Sono convinto, inoltre, che sia inevitabile l’az­­zeramento delle tasse per il 2020. Il nuovo Go­verno un primo segnale positivo l’ha fornito: il ripristino del Ministero del Tu­rismo». Infine, conclude: «De­­vo ringraziare di cuore i clienti che non hanno mai smesso di esserci accanto!».