Marta nella storia con l’oro azzurro

Il successo della Bassino nel parallelo era atteso da 24 anni e regala una festa indimenticabile a Borgo San Dalmazzo

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Ora che il Mondiale di Cortina è archiviato, ciò che ri­ma­ne è la grande impresa di Marta Bassino. Via le polemiche, via i rimpianti, luccica soltanto la medaglia d’oro vinta dalla stella di Borgo San Dalmazzo.
E non è un’impresa da sottovalutare. Prima di Marta solo tre atlete azzurre, in tutta la storia dei Mondiali di sci, erano riuscite a conquistare la posizione più alta del podio. Nel lontano 1932, sempre a Cortina d’Am­pezzo, aveva vinto Paula Wie­singer nella discesa libera. E so­lo dopo oltre sessant’anni, a Sier­ra Nevada, erano state Isol­de Kostner nel SuperG e De­borah Compagnoni nel “gi­gan­te”, con il bis di quest’ultima nel­lo slalom speciale a Se­strie­re, a cen­trare il successo.
Poi un grande vuoto lungo 24 anni, fino alla generazione attuale. Complessivamente non si può negare che il bilancio azzurro al termine della recente edizione di Cortina sia stato abbastanza deludente. Al netto dell’infortunio occorso a Sofia Goggia proprio poco prima dell’evento internazionale, molte speranze erano affidate a Federica Brignone, l’unica che aveva vinto una medaglia in un precedente Mondiale, l’argento a Garmisch nel 2011. Ma le cose non sono andate per il meglio e la valdostana è rimasta a guardare. Marta invece è stata protagonista. «Una vittoria bellissima», ha detto a proposito dell’oro, «ma l’emozione più forte l’ho provata cantando l’inno».
Il parallelo ha regalato brividi imprevisti. Una specialità inusuale, qualcosa che i puristi dello sci alpino non vorrebbero neppure prendere in considerazione. Ma alla fine, Marta ha vinto. È anche vero che, ripensandoci, quello stress (gara lunga una giornata con più qualificazioni e “manche”) potrebbe aver condizionato la sua “per­formance” di due giorni do­po, coincisa con l’undicesimo posto del “gigante”, la gara a cui la ragazza di Borgo teneva probabilmente di più. Ma chi può dire come sarebbero andate effettivamente le cose se Marta fosse rimasta in albergo a riposare?
E allora resta l’“exploit”, la medaglia più bella (assegnata anche alla sfidante Liensberger a pari merito), quella che consegna la borgarina alla storia dei Mondiali e dello sci azzurro. «Ogni tanto bisogna essere fortunati», il commento umile e lucido della Bassino, «e lo sono stata fin dalle qualificazioni, quando ero quasi sicura di essere fuori». La differenza l’hanno fatta anche i tracciati, blu e rosso, diversi per compattezza e spigoli, quindi decisivi.
Alla fine, la dedica di Marta è andata ai tifosi di Borgo San Dalmazzo, i tifosi del “fan club” del presidente Bruno Moncalero, capaci di riempire il paese di manifesti e striscioni. Meritatissima, quindi, la grande festa: prima in pista, poi a Casa Italia assieme a mamma Elena e papà Mau­ri­zio, infine a Borgo San Dal­maz­zo con tutta la gente schierata dalla parte di Marta, per sottolineare un legame indissolubile.