Alto contrasto | Aumenta dimensione carattere | Leggi il testo dell'articolo
Home Articoli Rivista Idea «Anche dopo il virus non vedremo più folle allo stadio»

«Anche dopo il virus non vedremo più folle allo stadio»

Condò: «la passione resiste, mi preoccupano i giovani» Dal salotto di Sky alla Politica: «Draghi non potrà occuparsi di molte questioni oltre al Recovery plan, ma almeno lo farà con competenza. Prima non ne vedevo. L’Inter può farcela, la Juve ha un compito troppo difficile. E il Milan deve trovare in fretta il nuovo Ibra»

0
263

Paolo Condò, il virus ha già cambiato le nostre vite, come e quanto cambierà anche il nostro approccio verso il calcio? Lo ritroveremo come lo sport nazionale che era prima?
«Non è facile rispondere, è la prima volta che ci troviamo in una situazione del genere anche se ultimamente abbiamo già vissuto tante prime volte. Così a pelle, direi che quando torneremo allo stadio, anche se ci saremo messi il virus alle spalle, non vedremo comunque più i grandi assembramenti di una volta».

Significa che nel frattempo saranno mutate sostanzialmente le abitudini di tutti i giorni?

«Io sono uno che quando incontra un amico, non si limita a dare la mano. Mi piace abbracciare. Qualcosa che ora non è più un’abitudine, si evitano contatti per rispetto verso gli altri e per un senso di sicurezza. Per quanto riguarda il calcio, immagino che la tendenza a costruire stadi più piccoli ma anche più confortevoli, si accentuerà».

Vuole dire che la Juventus aveva visto giusto, senza immaginare tanto, quando lo Stadium fu realizzato?
«In effetti avevo sempre pensato che allo stadio della Juve mancasse qualcosa, che non fosse del tutto adeguato specie per le partitissime di Champions. Invece oggi è già dimensionato per il futuro. Non vedremo più folle da centomila spettatori come contorno di una partita».

La passione degli italiani per le partite di calcio resterà la stessa?

«La scommessa riguarda le nuove generazioni. Chi ha cominciato a seguire il calcio andando allo stadio, si è forzatamente adeguato al lockdown cambiando le sue abitudini. Ma i più giovani che cosa faranno? Saranno ancora più avvinghiati alle playstation? Questo è un tema che come padre mi preoccupa molto. Lo vedo in questi giorni: a Milano il mio figlio più grande esce appena ci sono le riaperture, il piccolo invece preferisce tutto sommato restare a casa. E non mi piace. Però è un percorso naturale».

L’evento televisivo di sport sta perdendo la sua forza esclusiva?

«Non a Sky dove abbiamo superato indenni un primo periodo, quello iniziale del virus, molto duro a causa della sospensione dei campionati. Abbiamo inventato rivisitazioni di vecchi eventi. Ma una volta tornate le partite, le abbiamo valorizzate molto di più trovando infatti nuovi abbonati che altrimenti non avrebbero avuto altre occasioni per seguire le gare. E non solo, a grande richiesta abbiamo raccontato le storie sportive al top. La passione c’è sempre e l’abbiamo declinata con diverse modalità».

Dal suo punto di visto che cosa è cambiato?

«Io avevo già smesso di viaggiare dopo una vita da inviato intorno al mondo, ho sostanzialmente cambiato il mio lavoro passando alla tv e anche il giornale su cui scrivo. Dopo gli stop forzati, ho prodotto più libri, idee e collaborazioni. Con un problema: stando a casa la mia dieta è andata a farsi benedire e ho mangiato e bevuto decisamente troppo».

Cambiamo argomento, anche lei ripone grandi aspettative in Mario Draghi?

«Sì, anche se ho l’impressione che il suo compito sia essenzialmente quello di scrivere un buon Recovery plan. Non credo che avrà tempo e possibilità di occuparsi di altre questioni, purtroppo. La politica tornerà in prima linea per gestire gli investimenti che si svilupperanno da qui ai prossimi vent’anni, logico che siano rimasti tutti al fianco del Governo. Se non altro con Draghi avremo la possibilità di presentare un piano credibile all’Europa, cosa che non sarebbe stata possibile con il precedente Esecutivo. Mi piacerebbe se lo stesso metodo fosse applicato poi per altre riforme, ma è già tanto così. E infatti da quando Draghi si è insediato, lo spread è immediatamente sceso».

Ma alla luce di questo, i politici avranno la forza di tornare in scena con sufficiente credibilità?

«È giusto avere rispetto per la classe politica che ha dovuto fronteggiare un’emergenza senza precedenti, ma il livello degli ultimi governanti era estremamente basso. Personalmente non ho mai nascosto la mia disistima per i grillini e in generale per chi negli ultimi anni ha fatto passare le competenze come un male, qualcosa che doveva essere usato come uno scudo per curare interessi privati. Tutto questo è stato deleterio. Nella pandemia queste mancanze sono emerse in grande quantità. Ma non generalizzo. Ad esempio, Sileri, viceministro della Sanità, è un medico stimato e competente. Io sono un fan della competenza».

Tornando al calcio, anche l’Inter porterà un nuovo scenario dopo il lungo dominio juventino?

«Adesso i nerazzurri sono avanti in classifica, con la sensazione che possano andare a dama. Per la Juve, che ha realizzato un’impresa storica, ogni anno tutto diventa più difficile. E in questa stagione il club ha anche avviato una ristrutturazione che ha scalfito un po’ le sue caratteristiche vincenti di pragmatismo e cuore».

E il Milan? Resta più da qualificazione in Champions che da scudetto?

«Nella scala delle gerarchie ha fatto un passo in avanti enorme, alimentando la lotta per lo scudetto con merito. Credo che il club rossonero già da adesso dovrebbe cominciare a pensare all’eredità di Ibrahimovic. Lui è stato molto importante nella prima parte della stagione, diciamo che è stato l’uomo determinante nel 2020 ma dubito che in prospettiva possa ancora dare così tanto. Quindi è importante trovare subito una nuova guida, un giovane attaccante con carisma, un erede tecnicamente in grado di continuare ad esaltare i tifosi».

La formula scelta da sempre a Sky, con toni moderati ma alti, ora è diventata efficace in questo cambiamento di scenari?
«Il salotto di Sky è l’unico luogo per il quale avrei voluto lavorare. L’unica mia possibilità in una tv. Con tutto il rispetto per altre trasmissioni, ma a me uno stile anglosassone come quello scelto da questa tv è sempre piaciuto molto».

E per il futuro?

«Vediamo, ci sono in ballo i diritti della serie A, ma intanto abbiamo già acquisito quelli delle coppe europee per il prossimo triennio. Seguiteci».

BaNNER
Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial