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«Siamo davvero stati dimenticati!»

Il mondo del “wedding” scende in piazza a Cuneo per chiedere linee guida che consentano una rapida ripartenza in sicurezza

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Il comparto del “wedding” cuneese scende in piazza al grido di “Siamo stati dimenticati!”. Co­me dimostrano gli ultimi dati Istat, nel secondo trimestre del 2020, rispetto al 2019, i ma­trimoni sono diminuiti del­l’80% a causa delle restrizioni relative alle celebrazioni, per via del divieto di assembramento nei luoghi pubblici. Un crollo che ha colpito tutta la filiera, dai settori abiti da sposa e sposo, addobbi floreali, agenti di commercio, agenzie viaggi, bomboniere, catering & ristoranti, fotografi & videomaker, intrattenimento & dj, lista noz­ze, location, oreficerie, “make up & hair styling”, “wedding planner”. Decine di imprenditori del comparto wedding della Granda, appartenenti al gruppo “In­sieme per il wedding”, hanno dato luogo a un sit-in in piazza Galimberti a Cuneo, affiancate dalla Conf­commercio. La manifestazione, unica a livello regionale, si è tenuta in contemporanea in altre piazze d’Italia. «C’è molta preoccupazione tra gli addetti ai lavori per il futuro e al momento ciò che il comparto denuncia è soprattutto di non avere ricevuto, da parte delle istituzioni, linee guida che facciano anche solo intravedere una possibile ripartenza», ha dichiarato Luca Chiapella, presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia della provincia di Cuneo. «A livello provinciale ci allineiamo alle percentuali nazionali, dove il wedding” e tutto ciò che gli ruota attorno, che solitamente genera un giro d’affari sui 60 miliardi di euro con un milione di occupati, nel 2020 ha registrato un crollo di circa il 90% del fatturato rispetto all’anno precedente. Ecco perché vogliamo ribadire con forza e in virtù del plafond di 32 miliardi di euro messo sul piatto e in fase di definizione dal Governo Dra­ghi, che venga riconosciuto il dovuto sussidio a tutti i lavoratori dei settori coinvolti». Con i vertici della Confcommercio provinciale, sono scesi in piazza decine di addetti del comparto, rappresentanti le dieci Ascom territoriali e associati a sei federazioni provinciali tra le quali Federfiori (Federazione Nazionale dei fioristi italiani), Federmoda (Federazione Na­zionale Commercianti Moda al dettaglio e all’ingrosso), Feder­preziosi (Federazione Nazio­nale delle Imprese Orafe Gioielliere Argentiere ed Oro­logiaie), Fiavet (Federa­zione Italiana Associazioni Imprese di Viaggi e Turismo), Fnaarc (Federazione Nazionale Asso­cia­zioni Agenti e Rap­pre­sentanti di Commercio), SilbFipe (Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento di Ballo e di Spettacolo), aderenti alla Confcommercio Imprese per l’Italia provinciale, Paola Destefanis, imprenditrice nel campo degli abiti da sposa, si è fatta portavoce del movimento: «Siamo scesi in piazza con il supporto di Confcommercio “in primis” per dire che ci siamo anche noi. Siamo molto preoccupati perché notiamo che non c’è una ripartenza e non possiamo dire ai clienti che possono riprogrammare eventi. Chiediamo al Governo di dire come e cosa devono fare gli imprenditori dell’indotto per ripartire. Gli ultimi aiuti li abbiamo visti ad aprile, senza contare i finanziamenti, che non sono a fondo perduto, e andranno restituiti. Sono necessarie linee guida chiare per far sì che il comparto “wedding” riparta». Tra le imprese coinvolte, numerose sono quelle che basano la propria attività sul noleggio. Pensiamo a una cerimonia all’aperto o in “location” adibite ad altri usi durante la quotidianità, le ditte di noleggio sono indispensabili, dalle attrezzature da cucina, alle strutture e tensostrutture, agli arredi per eventi fino ad arrivare ai “catering”. Il malessere generale è legato alla situazione di paralisi che al momento non vede vie d’uscita nel prossimo futuro e la primavera, periodo da sempre propizio per il “Vissero felici e contenti”, è alle porte. Anche durante il piccolo spiraglio, per poco più di un mese la scorsa estate, gli operatori navigavano a vista con informazioni approssimative e in continua evoluzione, ma soprattutto con il timore costante di ricevere controlli all’improvviso e risultare non a norma rispetto all’ultimo protocollo uscito poche ore prima. Gli introiti di queste imprese derivavano anche da eventi come sagre, festival e fiere che da un anno a questa parte sono stati “congelati”. Le spese e la manutenzione invece sono una costante. Magazzini pieni di attrezzature che nel non utilizzo si deteriorano e richiedono un’attenzione paradossalmente maggiore rispetto al periodo di attività continua. Senza pensare agli investimenti contratti per l’acquisto della strumentazione, dei corredi e delle strutture che non vengono ammortizzati dalle entrate programmate. Al termine degli interventi la promessa: «Se non ci ascolteranno aumenteremo la presenza in piazza e ci faremo sentire».