A un anno dal primo lockdown nazionale e al terzo giorno di chiusura totale delle scuole (no asili nido e micronidi) nella nostra Città, abbiamo chiesto al Direttore del reparto Malattie Infettive e tropicali dell’Azienda ospedaliera S.Croce e Carle di Cuneo, il Dott. Valerio Del Bono, di fare il punto della situazione.
Qual è la situazione attuale a Cuneo?
” Il numero dei pazienti sta lentamente aumentando. Per fortuna non in maniera drammatica come avvenuto nei precedenti picchi, anche se non escludo possa capitare. Per il momento è un’onda lunga ma costante, ogni giorno abbiamo pazienti in più ricoverati. Le terapie intensive iniziano ad essere piene, non siamo ancora all’emergenza, però è una situazione difficile da controllare e soprattutto da prevedere”.
Le chiusure attuate secondo lei rallenteranno questa crescita?
” I risultati di queste nuove chiusure li vedremo tra una quindicina di giorni circa. I positivi che vengono ricoverati oggi sostanzialmente sono stati contagiati un paio di settimane fa. Gli effetti e i benefici delle ultime misure prese, li potremo notare non prima di due settimane”.
Ad un anno dal primo lockdown nazionale, qual è il suo primo pensiero?
“Non mi sarei mai aspettato un anno così dal punto di vista professionale. Nonostante io abbia parecchi anni di lavoro sul “groppone” non avrei mai pensato di vivere un’esperienza del genere”.
Ripercorriamo quest’ultimo anno.
” Sinteticamente c’è stata l’onda d’urto tra marzo e aprile dell’anno scorso che ha messo in crisi tutte le strutture, in quanto “novità” e come tale sconosciuta. Le notizie che arrivavano dalla Cina erano inesatte e frammentarie. Dopodiché i livelli sono scesi, sino a diventare quasi impercettibili. Attenzione, anche se durante l’estate si erano ridotti moltissimo (3-4 pazienti), nel reparto di malattie infettive a Cuneo non siamo mai arrivati ad avere zero ricoverati Covid. A settembre, sostanzialmente con l’inizio delle scuole, c’è stato un progressivo aumento dei contagi. Da metà ottobre circa a Natale, questa crescita è sfociata nella cosiddetta “seconda ondata”, che è stata numericamente più rilevante della prima. Dalla fine dell’anno in avanti c’è stata una progressiva diminuzione, sempre senza arrivare all’azzeramento, però notevole. Tant’è che noi e gli altri ospedali del circondario abbiamo visto scendere i posti letto dedicati ai pazienti Covid. Adesso si sta ripercorrendo, al momento con maggiore lentezza rispetto alle precedenti, la stessa situazione già vissuta, ovvero un aumento progressivo dei casi e riaperture di nuovo posti letto”.
Quali sono le condizioni che maggiormente favoriscono il contagio e viceversa?
” Come abbiamo visto le temperature non sono una variante incidente, il virus ha colpito anche a latitudini ben distanti dalla nostra, pensiamo già solo al Brasile. La grande differenza sono gli assembramenti e le attività in generale, se avvengono all’aria aperta o in posti chiusi. Chiaramente sono quest’ultimi che portano ai focolai epidemici. Questo è alla base di tutte le malattie trasmesse per via respiratoria, il periodo autunnale/invernale è sempre quello peggiore e con il maggior numero di contagi”.
La situazione vaccini.
” Bisogna far presto! Vaccinare tutta la popolazione è l’unico modo per poter tornare a una vita normale. Bisogna investire tantissimo sulla vaccinazione. Il personale della nostra struttura è stato vaccinato praticamente nella sua totalità, ma è solo una piccola parte rispetto al raggiungimento della globalità della popolazione”.
Al momento si sta procedendo con gli over 80 e sono emerse già alcune difficoltà. Alcuni Sindaci (soprattutto nelle vallate) vorrebbero poter procedere con le modalità attuate già per l’antinfluenzale.
” Qualsiasi metodo ci consenta d’arrivare alla vaccinazione di più persone possibili è la benvenuto. Questa vaccinazione in particolare è diversa dall’antinfluenzale, dove grossomodo ci aspettavamo di arrivare al 20% della popolazione, qui bisogna arrivare almeno all’80%. Come numeri sono completamente diversi. Parcellizzare la vaccinazione ha il vantaggio di poter raggiungere più persone. Chiaramente l’anziano che vive nell’alta vallata è più comodo che si possa sottoporre in loco alla vaccinazione, piuttosto che dover venire a Cuneo per effettuarla. Soprattutto se è una persona non perfettamente autosufficiente. Certamente creare più posti possibili comporta un utilizzo maggiore di personale (infermieri, medici, operatori) e questo è complicato. Bisognerà trovare una via di mezzo che consenta di fare presto e arrivare al maggior numero possibile di vaccinati”.
Tra un anno cosa si aspetta e in cosa spera?
” Spero che questa situazione finisca! Con la vaccinazione la possiamo controllare. Spero che a quel punto contrarre il virus risulti una specie di influenza stagionale”.