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«Figliuolo uomo giusto per gestire l’emergenza»

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C’è da fare una premessa. La nuova modalità di comunicazione scelta da Mario Draghi, ispirata a una più sobria esposizione da utilizzare solo per questioni realmente importanti, ha ricadute su diversi settori, dall’alto verso il basso. Tutti i collaboratori del nuovo Pre­sidente del Consiglio si adeguano alle nuove direttive e le condividono. E così si riduce un po’ di quella confusione informativa che aveva caratterizzato la gestione di Conte e dei suoi ministri.
Ora, la maggiore attenzione richiesta nel racconto delle attività governative va a incidere anche sulle notizie che riguardano i nuovi personaggi a cui vengono affidati ruoli operativi. È questo anche il caso del generale Francesco Paolo Figliuolo, inserito con il compito di una miglior gestione dell’emergenza sanitaria al posto del commissario Arcuri.
Il militare abita a Torino, è stato comandante a Saluzzo e poi a Fossano agli inizi della sua carriera. Emerge però un dato, che conta più di tutti: Figliuolo è un personaggio stimato da chiunque abbia avuto a che fare con lui, negli anni ha lasciato una traccia immediatamente riconoscibile, lo spessore umano emerge e va oltre qualsiasi incarico professionale.
In ogni caso, l’ex colonnello Giovanni Greco non ha dimenticato il momento in cui Fi­gliuolo si presentò in caserma a Saluzzo nell’ormai lontano 1985. «Il primo giorno arriva accompagnato da suo padre, sottotenente dell’Aviazione. Mi si avvicina», ricorda Greco, «e mi dice “scusi, le devo chiedere una cosa”. Mi immaginavo una raccomandazione. In­ve­ce mi sento dire: “Se mio figlio dovesse comportarsi male, mi raccomando, ci vada giù pesante”. E fa proprio il gesto con la mano». Sorride ancora nel ricordare quel movimento del braccio. Davvero una fotografia d’altri tempi, che rende però l’idea. «Ma non ce n’era affatto bisogno», precisa subito Greco, «perché quel ra­gazzo era bravissimo e lo sarebbe stato da lì in avanti in ogni momento».
In Piemonte il generale Fi­gliuolo avrebbe messo le basi per tante altre iniziative importanti. Come spiega ancora Gio­vanni Greco: «Sì, perché poi si sarebbe sposato a Manta e in seguito avrebbe trovato casa a Torino. Insomma, ha stabilito che il suo mondo sarebbe stato questo; ha avuto un figlio che oggi è avvocato e un altro che è ufficiale. Ha svolto missioni in tutto il mondo, dal­l’Af­gha­nistan al Kosovo».
Chi ha avuto la possibilità di avere a che fare direttamente con lui è stato anche Ivano Airaldi, oggi sindaco di Fa­rigliano e ufficiale nel periodo in cui Figliuolo era operativo in Piemonte: «È stato il mio co­mandante», ricorda Airaldi, «Io arrivavo dal 2° Reggimento Alpini ed ero addetto all’Area Riservata. Dovevo partire per l’Afghanistan, ci tenevo molto, e invece non fu possibile. Chiesi un colloquio, lui mi disse: non ti preoccupare, faccio rientrare qualcuno e la prossima volta vai tu. Credevo fosse una frase di circostanza, invece accadde proprio così. È sempre stato un uomo di parola; inoltre nei rapporti tra noi, pur all’interno di una struttura fortemente gerarchica, ha mo­strato un atteggiamento più familiare che distaccato. Lo abbiamo notato spesso ai raduni degli “ex”, si è sempre dimostrato disponibile con tutti».
Ora è atteso da un incarico inedito, qualcosa di estremamente complicato.
Si tratta di organizzare la distribuzione dei vaccini in una fase in cui il virus non accenna a ridurre la sua incidenza. Airaldi ha fiducia nelle qualità di Figliuolo: «Leggo commenti sul fatto che con il suo insediamento si sia voluta “militarizzare” le gestione dei vaccini. Non penso. Credo che Fi­gliuolo avrà un ruolo con ricadute a livello nazionale e internazionale e sarà fondamentale in questo senso avere un supporto logistico sul territorio. Sono convinto che lui (e il suo staff) possano fare molto bene. Per i militari non c’è solo una dimensione operativa. Gli italiani, poi, sono conosciuti nel mondo perché sono da sempre portatori di pace, specializzati in “peacekeeping”, e questa è la base di tutto». Un concetto che negli anni Figliuolo ha applicato con grande attenzione e coerenza. Più volte è stato detto che questa situazione portata dal Covid assomiglia a una guerra: sta portando conseguenze sul piano economico e sociale molto simili a quelle che accompagnano conflitti su scala internazionale. E allora un personaggio come il generale Figliuolo, con le sue competenze, può essere l’uomo giusto.
Eppure, c’è già stata qualche polemica. «Ho letto», dice il sindaco Airaldi, «ciò che ha sostenuto il virologo Crisanti, cioè che sarebbe stato più adatto un dirigente di Amazon per il ruolo assegnato a Figliuolo. Capisco che avrebbe avuto una certa esperienza per la logistica, ma qui si parla di qualcosa di particolare come i vaccini. A proposito, auspico che ne arrivino in quantità sufficiente e poi che si possa creare una distribuzione capillare. Alla casa di riposo comunale, a Farigliano, abbiamo organizzato tamponi rapidi per poter visitare i propri parenti, evitando di appesantire le attività degli ospedali. Che cosa mi auguro? Che si possano identificare magari nuove strutture, delle tende nei centri più grandi per facilitare la somministrazione dei vaccini».
Giuseppe Lamberto, invece, era comandante della Quarta Batteria nella Caserma Mario Musso di Saluzzo quando il giovane Figliuolo arrivò. «Par­liamo degli anni tra il 1984 e il 1986; lui arrivò come tenente dalla Scuola di Applicazione e fu accolto con il ruolo di sottocomandante di batteria. È stato brillantissimo nella sua carriera, come la storia ha poi evidenziato. E come il suo curriculum racconta. Conservo di lui un eccellente ricordo».